CRONACA GIUDIZIARIA
Come abbiamo promesso nel passato numero, diamo oggi il resoconto delle cause che si sono trattate presso la Corte d’Assise di Bari dal giorno 20 fin’oggi. […]
La causa discussa il giorno 22 luglio era carico di Giuseppe Magistro, Flaminia Catucci ed Antonia Santoro di Santeramo.
Ecco in breve i fatti di cui l’accusa diceva si erano resi colpevoli gli imputati: Antonia Vita Cecca, giovanetta quattordicenne ed alquanto ricca, nel mattino del 30 giugno 1886 veniva rapita in Santeramo e mandata sotto promessa di matrimonio, in Gioia del Colle, ed affidata alle cure della famiglia Magistro. Nel giorno successivo Giuseppe Magistro rimasto solo con la giovanetta, tentò violentarla, ma non vi riuscì per essersi la ragazza svincolata da lui. Dalle prove raccolte l’accusa credette poter rassodare che autori del rapimento della Cecca fossero stati appunto la Flaminia Catucci ed Antonia Santoro, dietro mandato ricevuto dal Magistro.
E tutti i tre furono imputati e tradotti a dibattimento per ratto commesso con frode, ed il Magistro di tentato stupro violento con la complicità delle due donne.
I giurati a sola maggioranza di sette voti ritennero colpevole il solo Magistro dei reati a lui ascritti ed emisero verdetto negativo per gli altri imputati.
In questa causa si è avuto a deplorare una cosa, che mentre cioè i giurati risposero negativamente alla domanda se la Catucci e la Santoro dietro mandato avuto dal Magistro avessero rapito la Cecca, risposero poi affermativamente alla questione proposta loro pel Magistro, se cioè egli avesse dato alle donne il mandato di rapire la fanciulla. Incredibile, ma vero.
In seguito al verdetto dei giurati, la Corte condannò il Magistro a tre anni di reclusione.
Erano al banco della difesa gli avvocati Michele Mirenghi, per la Catucci; Carlo Guarnieri per la Santoro e Michele Squicciarini pel Magistro. […]
In tutte queste cause poi ha sostenuto l’accusa all’ egregio Procuratore del Re Sig. Giuseppe De Lorusso.
Una parola di meritata lode va rivolta al distinto e dotto magistrato Cav. De Crecchio, il quale con instancabile attività dirige i pubblici dibattimenti.
tratto e adattato da La sinistra, 24/07/1887, p. 2