Un carro precipitato da una scarpata

E’ domenica, il 30 ottobre del 1949. Proprio in questo giorno era entrata in vigore l’ora solare, rimettendo gli orologi un’ora indietro, per avere più luce al mattino. Il buio calò rapidamente.
Siamo a contrada Jesce, a sud-ovest di Santeramo in direzione di Matera, lontano dal paese. La famiglia Lovecchio era a bordo di un traino mosso dal loro cavallo. A bordo c’era Vitangelo Lovecchio, nato nel 1880 circa, suo figlio Saverio Lovecchio e il nipote sedicenne Michele Lovecchio. Andavano verso ovest, in direzione di Altamura. Sulla stessa strada, nel verso opposto, con i fari accesi arrivava un camioncino.

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Un morto e un ferito per un carro precipitato da una scarpata presso Santeramo

Santeramo, 29 ottobre.
Un traino a contrada Jesce precipitava da una scarpata poichè il cavallo si adombrava a causa, pare, dei fanali accesi di un camioncino che proveniva in senso inverso, guidato da un certo Francesco Losurdo da Altamura. E’ rimasto ferito tale Michele Lovecchio di Saverio Lovecchio di anni 16, che poi decedeva nell’ospedale locale per emorragia interna. Vitangelo Lovecchio, nonno del Michele, di anni 69, riportava la lussazione della spalla destra, mentre il padre Saverio Lovecchio ne usciva miracolosamente illeso.

tratto e adattato da La Gazzetta del Mezzogiorno, 30/10/1949, p. 5

Ho provato a cercare l’atto di nascita di Vitangelo Lovecchio senza identificarlo, probabilmente il quotidiano indicò un nome impreciso o un’età inesatta.
Ciò mi è stato in seguito confermato, il nome corretto è quindi Vitantonio Lovecchio.

Fonti consultate

La Gazzetta del Mezzogiorno, 30/10/1949, p. 5

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