La vita segreta di Raffaele Netti

Se nomini Netti, a Santeramo, subito il pensiero va all’artista Francesco Netti. Membro di una famiglia altolocata che ben prima vantava uomini illustri, tra cui spicca Raffaele Netti, zio del Nicola Netti che era padre di Francesco. Per capire l’importanza di quest’uomo è importante conoscere il periodo storico in cui visse. Durante il periodo della Restaurazione, quando l’Italia era divisa in tanti stati governati da diversi sovrani europei, nacquero molte società segrete che volevano liberarsi dagli stranieri. Una delle più importanti società segrete fu la Carboneria. Raffaele Netti fu colui che fondò a Santeramo nel 1818 la Carboneria. Raffaele Netti nacque il 24 febbraio del 1775, perse il padre Marcantonio Netti quando aveva quattro anni e sempre da piccolo perse anche la madre, ragion per cui si trovò a studiare in collegio a Napoli.
Quando nel 1794, all’età di 18 anni, fu sospettato di idee liberali, fu costretto a fuggire prima a Smirne, in Turchia, e poi a Parigi. Rientrato in Italia nel 1805 si dedicò con passione all’agricoltura e alla amministrazione dei propri beni.
Nel 1815 fu nominato deputato e la sua vita politica al parlamento napoletano fu molto attiva. Svolgeva quindi contemporaneamente una vita politica pubblica ed una segreta…
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Raffaele Netti

Nacque il 24 febbraio 1775 a Santeramo in Colle, presso Bari, da Marcantonio Netti – esponente del ceto possidente legato alla locale ‘università’ (municipio) e impegnato a erodere i diritti feudali dei marchesi Caracciolo in quell’area – e da Lucia de Giorgio, appartenente a un casato di Castellana che vantava discendenze dalla nobiltà normanna.

Al pari di molti cadetti di origine provinciale, fu collocato a Napoli presso il collegio scolopio di S. Maria di Caravaggio. Completati gli studi, insegnò scienze fisiche vestendo per breve tempo l’abito di abate. Amico di Carlo Lauberg, condivise le sue radicali opzioni intellettuali e politiche: si affiliò alla massoneria e collaborò alla riorganizzazione dell’attività latomica sul modello democratico-giacobino (fu ammesso nel dicembre 1793 nella Società patriottica) e alla propaganda filorivoluzionaria negli ambienti studenteschi e artigiani. Nel 1794 la congiura antiborbonica fu repressa ma Netti evitò l’arresto riparando oltreconfine, inizialmente a Smirne e poco dopo a Parigi. Subì in contumacia la condanna e la confisca dei beni (ma il fratello maggiore Francesco Saverio Netti riuscì in seguito a riscattarli grazie all’influenza dei rami lealisti della parentela materna).

Nella Parigi termidoriana frequentò gli ambienti del democratismo radicale, trovando impiego in una libreria-stamperia e sperimentò modalità di intervento politico basate sull’integrazione di editoria e associazionismo che replicò dal 1797 nella Milano rivoluzionata dalle armate francesi. Durante la prima Cisalpina fu infatti titolare della più importante impresa editoriale dell’universo democratico milanese, che gestì sotto il nome di Stamperia de’ patrioti d’Italia e di Raffaele Netti editore.

La sua attività beneficiò di committenze istituzionali, ma si segnalò soprattutto come centro di aggregazione dei rifugiati meridionali (per i suoi tipi uscirono, oltre a traduzioni di Lauberg, il Giornale de’ patrioti d’Italia e vari titoli di Matteo Angelo Galdi) e come sede di promozione della pubblicistica più radicale e della filosofia materialista e atea (da Volnay a d’Holbac a Helvétius).

Dopo l’ingresso in città degli austro-russi, ristabilì i contatti con la terra d’origine, probabilmente in seguito a un temporaneo rientro nel Barese avvenuto durante la stagione repubblicana del 1799. Solo dopo il crollo del governo borbonico nel 1806, però, tornò in via definitiva, profittando della benevolenza riservata dai re napoleonidi agli ex giacobini.

In quel contesto riprese a beneficiare delle proprie origini sociali. Gestì personalmente i suoi beni e rivestì alcune cariche introdotte con l’ordinamento amministrativo francese: fu giudice di pace a Santeramo e, ancora all’inizio della Restaurazione, membro del consiglio provinciale di Bari e poi deputato alle opere pubbliche. Non rinunciò tuttavia all’attività clandestina: fondatore e gran maestro della vendita carbonara Aspiranti alla perfezione di Santeramo, individuò proprio nella sociabilità latomica una sede di confronto politico che né la censura né il rigido centralismo delle strutture amministrative ereditate dal Decennio francese consentivano di esprimere.

Nel settembre 1820, dopo la rivoluzione di luglio e l’adozione della costituzione di Cadice, la fama di notabile esperto in materia amministrativa e fiscale, non meno che l’autorevolezza del settario liberale, gli valsero l’elezione tra i cinque deputati di Terra di Bari al Parlamento napoletano.

Nei pochi mesi di vita dell’assemblea, sedette nelle commissioni Finanze e commercio, agricoltura, arti e industria, e prese di frequente la parola in aula. Si oppose ai governi dominati dai murattiani (mentre posizioni più sfumate riservò alla Corona) e difese le prerogative del Parlamento e la sua missione di riforma del testo costituzionale, salvo richiedere, dinanzi all’emergenza militare delle ultime settimane del nonimestre, che un comitato straordinario fosse investito di poteri dittatoriali. Le sue posizioni radicali, per esempio contro la riduzione della contribuzione fondiaria, rimasero inascoltate. Incontrarono invece consenso le proposte sulle procedure di controllo dei conti pubblici e per l’abolizione della Direzione di acque e foreste, ente rispetto al quale, come in svariate altre circostanze, Netti caldeggiò ipotesi di decentramento amministrativo che garantissero ai ceti dirigenti periferici forme di autogoverno più soddisfacenti (in particolare, fu favorevole a consigli provinciali permanenti anziché annuali).

Dopo aver firmato la protesta contro la soppressione manu militari del regime costituzionale redatta da Giuseppe Poerio, si ritirò a Castellana, dove professò opinioni più temperate e non diede motivi d’allarme alle autorità incaricate di controllare gli ex deputati. Tornò a dedicarsi alle sue proprietà e approfondì gli studi agronomici, riuscendo così a sedere di nuovo negli organi provinciali nei primi anni Trenta. Da allora si interessò per lo più alla questione agraria, partecipando negli anni Quaranta al dibattito sull’arretratezza e sui mezzi per lo sviluppo dell’agricoltura meridionale con relazioni alla Società economica di Terra di Bari, di cui era socio dal 1813, che raggiunsero talora i circuiti editoriali della capitale.

La partecipazione alle successive vicende politiche è registrata soprattutto dall’aneddotica locale, dove figura come partigiano entusiasta della svolta costituzionale nel 1848 – mai neoguelfo però: la stessa memoria familiare accentua il compiacimento dell’anziano Netti per le sue durature convinzioni materialiste e anticlericali – e, ormai vecchio, come sostenitore dell’impresa garibaldina e dell’unificazione.

Morì a Bari il 13 luglio 1863.

Alessio Petrizzo

tratto e adattato da Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 78, 2013

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Un santermano alla corte del Re

Raffaele Netti, un santermano alla corte del Re. Ma non nell’interpretazione comune, se si vuol rendere giustizia alla Storia. Anzi, in quella “terra dei morti”, com’ebbe a definire il nostro Sud Lamartine, figure del prestigio di un Netti emersero con tutto il vigore e la grandezza morale, esercitando notevole influenza sulle coscienze dell’intero popolo italiano. L’abate Netti, (così appellato da Croce), visse in posizione fortemente critica il rapporto con un potere che lo vide impegnato in prima linea: il suo fu un costante e laborioso sforzo mirante al rinnovamento e alla trasformazione, contro i tentativi non riusciti di
“conversione” posti in atto nei suoi confronti dalla corte borbonica. Giacobino-rivoluzionario, libertarioanarcoide o riformista-moderato? Forse attraversò intimamente ciascuna fase delle fiammate giovanili della fine del sec. XVIII, ma seppe intelligentemente calare i sentimenti immediati in una realtà diversa, adattando alla situazione del momento comportamenti e decisioni che non snaturarono mai il suo pensiero scientista, il suo intellettualismo non dottrinario, il suo razionalismo pragmatico.
Non si piegò né si conformò. Reo di aver cospirato contro lo Stato non ancora 18enne, viene invece considerato nel 1796 “benemerito della repubblica cisalpina”. Nel 1806 è eletto sindaco di Santeramo e qualche anno appresso ricopre le cariche, conferitegli direttamente da Gioacchino Murat, di giudice di pace e di comandante della guardia nazionale.
Cessata la ventata francese, riprende in piena restaurazione le fila di un discorso interrotto alla vigilia dell’ascesa napoleonica.
Nel 1818 organizza la vendita di carbonari “Aspiranti alla perfezione”, di cui diviene Gran Maestro. Nel
luglio del 1820 l’insurrezione liberale avviata da Morelli e Silvati sembra assicurare un esito positivo alle aspirazioni degli spiriti democratici.
La Costituzione concessa dal principe vicario fissa tempi brevissimi per l’elezione del primo parlamento
del regno delle due Sicilie.
Novantotto deputati si accingono a rappresentare i sei milioni di abitanti di quella che per Metternich è soltanto l’appendice di una pura espressione geografica; tra questi, il 44enne Netti, espresso dall’assemblea provinciale barese insieme con altri quattro parlamentari. E’ proprio in seno all’organismo
costituzionale che il professore di fisica ha modo di esplicare l’opera più feconda, ispirata ai principi riformatori dell’illuminismo francese. Nell’arco del breve sogno liberale, durato poco più di duecento giorni, Raffaele Netti si rivela l’uomo del rigore morale e finanziario.
Il senso elevatissimo dello Stato lo porta ad un impegno assiduo contro ogni forma di privilegio, anche al prezzo di un isolamento quasi eretico, cui sembra condannato qualsiasi gruppo minoritario non compromesso col potentato.
Appena un mese dopo l’insediamento chiede che i conti relativi all’esercizio finanziario 1819, chiusosi con il pauroso deficit di sei milioni, siano attentamente riveduti e poi rimessi, con le dovute osservazioni, al giudizio della gran corte dei conti.
Il 7 dicembre si fa assertore di una severa politica di controllo sull’impiego dei fondi assegnati ai ministri.
Quindi si dichiara contrario alle promozioni in massa di ufficiali dell’esercito, perché tendono a creare nuovi impieghi e ad aggravare le spese dello Stato. Infine, la proposta di una revisione organica del vecchio codice per l’applicazione di una moderna e più funzionale normativa in campo amministrativo. L’8 dicembre, forse presagendo il tradimento di Ferdinando I, avversa la partenza del sovrano, invitato a congresso a Lubiana dalle potenze della Santa Alleanza, per riferire sui moti napoletani. Le conseguenze di quel viaggio risulteranno disastrose per le sorti della nascente democrazia partenopea. L’esercito austriaco, guidato dal gen. Di Frimont, infligge alle truppe del regno pesanti sconfitte a Rieti ed Antrodoco. Il parlamento, riunitosi l’ultima volta il 19 marzo 1821, emana contro gli oppressori una vibrata protesta, sottoscritta dal Netti e da altri 44 coraggiosi deputati.
La reazione ha vinto ancora una volta. La soppressione e la revoca di tutto quanto è stato faticosamente
conquistato nel semestre costituzionale, il ritorno all’ancien régime sono certamente da annoverare tra le principali cause dei ritardi storici accumulati dalle nostre regioni. Netti, invitato da un agente di polizia ad espatriare, risponde che simile intimazione va rivolta ai malviventi; siccome però… i sovrani restano al loro posto, sarà lui a preferire l’esilio. La ferma posizione assunta dall’ex-deputato lascia tanto perplesso l’interlocutore da indurlo a riportarsi in caserma il passaporto d’espatrio. La breve esperienza napoletana s’avvia all’epilogo per il galantuomo di Santeramo, coerente fino in fondo a quegl’ideali universali che hanno animato l’azione politica, sublimata dal martirio, dei repubblicani del ’99.
In quel movimento, che preannuncia l’epopea del risorgimento, i giovani di Puglia, particolarmente quelli provenienti dai centri di Minervino e Gioia, Fasano e Castellana, Gravina e Monopoli, Santeramo, Bari e Bisceglie, testimoniano l’esempio più concreto di un patriottismo né verboso né retorico che le grandi masse purtroppo non condividono e spesso osteggiano. E’ destino dei migliori essere sempre in pochi?

tratto e adattato da L’Altra Murgia, Gianni Plantamura, 2007

A lui è dedicata Via Raffaele Netti, una traversa di Corso Italia

Pubblicazioni

Discorso intorno all’Amministrazione delle foreste recentemente stabilita in questo nostro Regno di Napoli, Napoli 1820
Progetto di legge per legalmente incassare li doni patriottici, ibid. 1820
Discorso intorno alla convenienza del nostro sistema agrario col nostro stato economico, ed al modo di fare che torni conto cambiare, e perfezionare quel sistema presentato alla Società economica della provincia di Bari, ibid. 1840
Lettera a Filippo Cirelli, in Il Lucifero, 3 luglio 1844
Nota sulla piantagione a triangolo equilatero presentata alla Società economica della provincia di Bari, Castellana 1845.

Altre pubblicazioni come editore

Progetto di Costituzione elvetica, con le riflessioni critiche, Matteo Angelo Galdi, Raffaele Netti editore, Milano, 1798
Discorso sulla nuova funzione sociale dei teatri (Delle vicende e della rigenerazione de’ teatri. Discorso del cittadino Galdi, Matteo Angelo Galdi, Raffaele Netti editore, Milano 1797-1798
Della Drammatica, del cittadino Francesco Albergati Capocelli, Raffaele Netti editore, Milano, 1798
Culte et loix d’une societé d’hommes sans Dieu, Pierre Sylvain Maréchal, Raffaele Netti editore, Milano, 1798

Fonti consultate

Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 78, 2013
L’Altra Murgia, Gianni Plantamura, 2007
La Gazzetta del Mezzogiorno, 13/03/1949
Raffaele Netti – Carbonaro e Deputato Pugliese, Paolo Spinelli, Ginosa, Ed. Genusyum, 1955
Storie dell’Italia Rivoluzionaria , Sintesi di Storia Moderna, Antonino De Francesco
Un milite pugliese di quattro rivoluzioni: Raffaele Netti, Michele Viterbo, Società tipogr. editrice Barese, 1915
Patrioti e insorgenti in provincia: il 1799 in terra di Bari e Basilicata: atti del Convegno di Altamura-Matera : 14-16 ottobre 1999, Angelo Massafra, Edipuglia srl, 2002
Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni, Angelo Massafra, Università di Bari. Dipartimento di scienze storiche e sociali, Italy. Soprintendenza archivistica per la Puglia, Dedalo, 1988
Rassegna storica del risorgimento, Volumi 64-65, Istituto per la storia del risorgimento italiano, 1977
La setta dei Carbonari in Bari nel 1820-21: ricordi storici. Seguiti da note biografiche dei deputati della Provincia di terra di Bari al Parlamento napoletano in detta epoca, Giuseppe de Ninno, Lella & Casini, 1911
Rassegna Storica del Risorgimento
Massoni e giacobini nel Regno di Napoli: Emmanuele de Deo e la congiura del 1794, Tommaso Pedìo, Levante, 1976
Archivio storico per le province Napoletane, Volume 39, Presso gli editori Detken & Rocholl e F. Giannini, 1914

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