La Scoperta delle Proprie Radici

Siamo abituati a pensare alla nostra individualità, senza farci troppe domande, posizionandoci nel nostro mondo.
Ogni giorno passa e le esperienze che viviamo ci segnano o possono essere anche ininfluenti.
Ci sono ricorrenze che celebriamo, a partire dai compleanni, anniversari, eventi lieti che passano di anno in anno, e date alle quali leghiamo ricordi spiacevoli.
Ne rimane traccia nei nostri ricordi, nei nostri comportamenti, nei silenzi e negli aneddoti che tiriamo fuori parlando tra amici.
Le nostre famiglie costituiscono quel nucleo al quale siamo legati. L’ambiente nel quale siamo cresciuti e nel quale si è formato il nostro carattere. E lo spazio che ha forgiato la nostra crescita, dall’infanzia alla scuola fino al primo lavoro.

Fante di denari del mazzo «Italia 2», 1390-1410.
Fante di denari del mazzo «Italia 2», 1390-1410.

Negli ultimi giorni del 2013, ricordo, nei giorni di ferie, iniziai qualche ricerca in tema con il periodo natalizio, che come abitudini vogliono, include pomeriggi e serate passate giocando a carte. Briscola, Scopa, Sette e mezzo, Bestia, Trentuno, Stoppa e quant’altro. In famiglia e tra amici, con le regole da rispolverare perchè come ogni volta c’è sempre qualcuno che gioca a modo suo. Come si potrebbe chiarire le idee a chi non si capacita di come un 7 può valere 21 punti e un Re solo 10? Iniziai a cercare delle immagini di carte da gioco, le classiche napoletane, su cui aggiungere l’indicazione dei punti nei giochi più comuni. Salvo poi deviare la mia curiosità su come tali giochi sono nati, su come sono stati ideati decine di anni fa se non secoli. E così, documentandomi sulle origini dei giochi di carte, classici italiani, finii per avere a che fare con riferimenti ai tempi del Regno delle Due Sicilie, e prima ancora fino ad un indefinito medioevo.
E così, con il passato lontano a far presa sulla mia curiosità, tornai a farmi domande sul passato recente e sulle persone vicine, sul legame che ci stringe, al di là dell’effettiva familiarità o confidenza che possiamo instaurare tra parenti.
Qualche anno fa cercai di schematizzare la composizione della mia famiglia, la quale appare composta di più parenti di quanti a primo acchito pensavo di avere. In effetti era quasi come quello che di solito si disegnava frequentando le elementari, in cui c’era il giorno in cui bisognava disegnare il proprio albero genealogico come voleva la maestra. Ricordo quando chiesi a mia madre di aiutarmi a disegnare l’albero, andando oltre i miei fratelli. E fu così che iniziò a farmi aggiungere uno zio, poi un altro, poi un altro, al che mi chiesi se davvero fosse possibile che ci potessero essere famiglie così numerose, e la mia era una di quelle. Gli anni passarono, fino a qualche anno fa appunto, in cui online si trovavano alcuni siti che aiutavano a tracciare il proprio albero genealogico. E così la mia foglia si trovò sorretta da tanti rami quanti erano i miei zii, tanti. E in cui il più anziano elemento era il mio bisnonno paterno, di cui non sapevo nulla, fatta eccezione per qualche data.

Il 2013 volgeva al termine, e come un pigro archeologo che setaccia terreno e sabbia, trovai quel tesoro fatto di documenti che tanto può dire sul nostro passato, su quello delle nostre famiglie e della città in cui viviamo: la Direzione Generale per gli Archivi nel 2011 ha avviato il progetto Portale SAN-Antenati, che sta tuttora digitalizzando e rendendo online gli atti civili conservati dagli Archivi di Stato.

E così ha avuto inizio questa mia nuova perdita di tempo. Che sia almeno utile.

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