Nicola Colacicco e il tentato avvelenamento di Luigi Netti

Ad inizio ventesimo secolo la famiglia Netti era tra le più in vista e rispettate di Santeramo. Offrivano lavoro ad una serie di donne di servizio, un cuoco, un fattore e altri santermani.

Proprio il fattore è al centro di questa vicenda, di cui ho già parlato in un precedente articolo incentrato sulle cronache d’epoca a mezzo stampa. Qui vediamo quello che fu lo sviluppo processuale delle accuse rivolte a Nicola Colacicco.

Corriere delle Puglie del 8 giugno 1906, pag. 3
Ruolo delle cause a trattarsi dal 22 giugno al 6 luglio 1906 alla Corte di Assise di Bari. […]

6 – Nicola Colacicco, M. Luigia Pontrandolfo, Gaetano Campagnuolo, Francesco Colacicco, imputati di mancato beneficio con premeditazione e concorso, furto qualificato e concorso, violenza privata ingiurie con scritto. Difesi dagli avvocati Raffaele Bovio, Attoma Lorusso, Michele Catalano e Vincenzo Roppo.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 8 giugno 1906, pag. 3

Si intrecciano varie accuse, che come in un romanzo d’epoca includono furti, tentativi di avvelenamento, seduzioni e scandali.

Corriere delle Puglie del 7 luglio 1906, pag. 2
Corte d’ Assise di Bari

Udienza del 6 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

Presidente Guerra – Giudici Mattioli e Montulli – P. M. avv. Martinelli – Avv. di P. C. onor, Balenzano Nicola e cav. Ferrara Riccardo – Avv. di difesa (di Colacicco Nicola) Bovio Raffaele; (di Poutrandolfo Maria Luigia) Lorusso Attorna Vito Nicola; (di Colacicco Francesco e Campagnuolo Gaetano) Bovio Scipione – Cancelliere Galasso.

Atte di accusa

Luigi Netti, ricco possidente di Santeramo in Colle, soleva con la famiglia dimorare in Bari per parecchi mesi dell’anno. In un giorno della prima decade di aprile 1904 recatosi a Santeramo per affari suoi, dovette constatare lo involamento di brillanti ed oggetti di oro pel valore di lire 12000. Il furto fu dal Netti denunziato ai Reali Carabinieri, e non essendosi rinvenuta violenza alle porte delle stanze della casa ed allo armadio ove si conservavano gli oggetti, si avvisò che il furto era stato commesso da persone famigliari e con l’uso della chiave vera.
Ed i RR. CC. il 9 aprile 1904 perquisirono senz’altro, ma senza alcun risultato, le case di Nicola Colacicco fattore del Netti di Maria Luigia Pontrandolfo amante del Colacicco, di Vincenzo D’Andrea cognato del Colacicco e di Raffaele Cossonio cuoco del Netti.
Fu cosi che con ordinanza dell’Istruttore presso il tribunale penale di Bari del 3 luglio 1904, si disse non luogo per manco d’indizii sugli autori del reato.
Le gioie rubate però erano state vendute in Napoli ad opera di Colacicco. Degl’indizii di responsabilità si raggrupparono a carico del Colacicco e della Pontrandolfo, ed ecco lo assunto che le gioie erano state complimentate dal Netti alla Pontrandolfo in compenso di carezze ed amplessi a lui concessi, e che il Netti ebbe di furto a parlare per salvaguardare la sua responsabilità nei rapporti con la propria famiglia.
E Io assunto venne affidato dagli appositi ricorsi datati il 15 ottobre 1904, producendo entrambi il Colacicco e Pontrandolfo querela contro del Netti, il Culacicco per simulazione del reato di furto, per calunnia e per diffamazione e la Pontrandolfo per reato con inganno, per corruzione di minorenne ed esercizio arbitrario di lire 1850, residuo del prezzo della vendita delle gioie.
A codeste querele s’incrocia quella formale e circostanziata del Netti con ricorso del 18 ottobre 1904 in ordine al furto, chiamando autori il Colacicco e la Pontrandolfo e coinvolgendo nella responsabilità altre persone, o cioè Raffaele Cassonio, Rosa Stano, Giuseppe Capece, Vincenzo D’Andrea e Francesco Giampetruzzi. Succede intanto che Pietro Pontrandolfo, padre della Maria Luigia, si duole Colacicco per le relazioni con la figlia, e che la Maria Luigia, quasi a smentire le lagnanze del padre, scrive una lettera di fuoco al signor Netti. Hanno cosi vita altri processi, per ratto con inganno e corruzione di minorenne contro del Colacicco a querela del Pietro Pontrandollo in data 1 novembre 1904 e contro la. Maria Luigia Pontrandolfo, per minaccia di grave danno con iscritto, per tentata estorsione ed ingiurie a querela del Netti del 9 novembre 1904.
E come non fosse bastato, tra il 28 ed il 29 novembre Carmela Golia, Concetta Natale ed altri dipendenti del Luigi Netti, dopo di avere bevuto del vino esistente nella cantina di quest’ultimo sentirono dei sintomi di avvelenamento; e stabilitosi che nel vino era stato versato del solfato di rame, sorse l’altro procedimento per mancato veneficio, a denunzia dei R.R. CC. del 30 dell’istesso novembre ed a querela del Netti del 1. successivo dicembre.
Ed il procedimento pel mancato veneficio iniziato contro Francesco Giampetruzzi, Gaetano Campagnuolo, Vitangelo Giampetruzzi, Francesco Calacicco e Rocco Di Toma.
L’edifizio sembrava difettasse di qualche cosa, ed il coronamento si ebbe nell’opera della stampa, la quale pubblica articoli in difesa del Nicola Colacicco ed in discredito del Luigi Netti. Questi se ne dolse con querela del 3 Gennaio 1905, e di poi l’ultimo procedimento a carico di Giuseppe D’Angelo, gerente del giornale La Ragione edito in Ilari, per diffamazione ed ingiurie a danno del Netti.
Le istruttorie svolte con accuratezza, ebbero il loro termine. con avvertenza che al Nicola Colacicco e alla Maria Luigia Pontrandolfo, fu dato d’ufficio anche l’addebito di calunnia in pregiudizio del Netti. E la Camera di Consiglio presso il Trib. Pen. di Bari, con ordinanza del 29 Giugno 1905, disse non luogo per il ratto e per la corruzione di minorenne a carico Colacicco per decorrimento dell’anno dal giorno dei commessi fatti a quella proposta querela – disse non luogo contro Raffaele Cossonio, Rosa Stano, Giuseppe Capece, Vincenzo D’Andrea e Francesco Giampetruzzi in ordine al furto – disse non luogo a carico di Vitangelo Giampetruzzi e Rocco Di Toma, in ordine al mancato veneficio – disse non luogo in ordine ai riguardi di Luigi Netti per le imputazioni tutte a lui ascritte – trasmise gli atti alla Procura Generale per l’ulteriore corso di giustizia nei rapporti del detto Nicola Colacicco quanto alle altre imputazioni e nei rapporti di Maria Luigia Pontrandolfo, Gaetano Campagnuolo, Francesco Colacicco e Giuseppe D’Angelo. Ed il Proc. Generale del Re con requisitoria del 6 agosto 1905, ha richiesto rinviarsi i detti cinque imputati avanti alla Corte di Assise per rispondere dei reati, intorno ai quali formano obbietto di esame le seguenti considerazioni.
Per qesti fatti, Nicola Colacicco, Maria Luigia Pontrandolfo, Francesco Colacicco e Gaetano Campagnuolo, sono rinviati al giudizio della Corte di Assise i primi due per furto di brillanti oro e biancheria in danno del cav. Luigi Netti; per tentato omicidio premeditato contro il detto cav. Netti e la sua famiglia, buttando delle sostanze venefiche nel vino di essi signori.
Per gli altri due di concorso io quest’ultimo reato.

L’udienza si apre alle 10.
Il P. M. chiede che il processo si svolga a porte chiuse per ragioni di moralità e di decenza.
La P. C. e la Difesa non si oppongono e la Corte ordina che il pubblico sia tatto sgombrare.
Sappiamo poi che a porte chiuse si è proceduto all’interrogatorio degl’imputati e della parte lesa, cav. Luigi Netti.
Il Colacicco avrebbe detto, mostrando un contegno rimessivo e pentito del mal fatto, che nel 1901 s’innamorò della Pontrandolfo, con la quale le relazioni divennero intime. Ma poichè la sua famiglia si opponeva alle nozze, egli collocò l’amante in un’altra casa, con dispendio maggiore della sua limitata condizione finanziaria.
Nel 1903 di carnevale dovendosi fare una mascherata, egli, che era l’amministratore dei Netti, si recò nel palazzo di questi per trovare gli abiti occorrenti alla mascherata. Frugando nei mobili rinvenne i gioielli, e non sapendo resistere alla tentazione, li rubò vendendoli a Napoli per 2700 lire.
Nega che la Pontrandolfo sapesse prima o dopo del furto compiuto e dichiara che egli non consegnò neanche un centesimo alla ragazza.
Scopertosi il furto, e vedendosi, dopo il suo licenziamento da casa Netti, beffeggiato e segnato a dito dai salariati del Netti, ebbe lo stupido pensiero di vendicarsi di costoro danneggiando il vino; poichè la colpa sarebbe stata data ai famigliari, e fu cosi che buttò il solfato di rame nel liquido. Nega recisamente che compiendo quell’atto egli avesse avuto la volontà di uccidere o di recar male ai Netti o ad altri, e aggiunge che fu solo a compiere l’atto, ignorandolo e la Pontrandolfo e gli altri due imputati.
Egli querelò Netti per la suggestione dei cattivi consigli di chi voleva far cacciare altro denaro. Seppe le pubblicazioni avvenute sul giornale La Ragione, e dice che il suo avvocato era Vito Lefemine.
Smentisce poi che il Netti avesse avuta una tresca con la Pontrandolfo, e che disse ciò ed altro contro il Netti sperando così di potersi difendere.
Maria Luigia Pontrandolfo si è dichiarata innocente di tutti i reati commessi dal Colacicco, e afferma che tutto quel che disse contro il Netti fu calunnioso, in seguito ai pessimi consigli avuti. Non vide i gioielli rubati e per la biancheria non credè che fosse stata rubata.
Francesco Colacicco si recò a Putignano, incaricato da Nicola Colacicco, per prendere un cestino di fichi secchi. A Putiguano oltre i fichi gli fu consegnato un involto di solfato di rame.
Gaetano Campagnuolo è uniforme al precedente.
Cav. Luigi Netti aveva grande fiducia in una zia del Colacicco e dopo nel Colacicco.
Nel 1904 si avvide del furto dei gioielli subito e fece denunzia al brigadiere dei carabinieri di Santeramo mentre il genero ing. Patruno, avvisava il questore di Bari.
Il brigadiere nelle perquisizioni operate trovò 1700 lire in casa del Colacicco, e malgrado i sospetti e gl’indizi contro di costui, per l’intromissione della zia e per la promessa di poter ricuperare i gioielli lo fece rimanere libero.
La sera poi uscendo di casa fu fermato dal cognato del Colacicco, che confessò come questi fosse stato l’autore del furto; Poi si recò da lui la Pontrandolfo e gli altri per scongiurarlo chè avesse loro perdonato, ed egli, che voleva ricuperare i brillanti che erano ricordi di famiglia, consentì nel perdono. Indi inviò Colacicco a Napoli e poi vi si recò personalmente, ma i gioielli non furono ricuperati.
La zia del Colacicco, che aveva un credito di 10 mila lire, gli disse che per rifarsi di una perdita del danno avuto, avesse preso 6000 lire e delle rimanenti 4000, ne avrebbe dovuto dare 2000 alle sorelle e le altre 2000 al nipote Colacicco un anno dopo la sua morte.
Però essendo morta la zia, il Colacicco pregò il cav. Netti., a volergli versare le sue 2000 lire, volendo emigrare in America, e così il Netti consegnò 1800 lire, ritenendo 200 lire per mitigare il danno subito dal furto di biancheria.
Dopo qualche tempo, trovandosi il Netti a Napoli, fu chiamato in casa dell’avv. Polito, il quale gli disse che il Colacicco voleva intentargli giudizio civile per la restituzione delle 6000 lire, ed infine l’avvocato gli propose una transazione che scese sino a 1000 lire.
Ma il Netti, che subodorò un’insidia o un ricatto, rifiutò sdegnosamente, e ne avvertì il questore di Napoli.
Ritornato da Napoli a Santeramo, un giorno che era venuto a Bari col figlio, fu chiamato con telegramma dalle signorine sue figliuole, e ritornato a Santeramo apprese del veleno nel vino dal Colacicco, allo scopo di distruggere la sua famiglia.
Alle 14 si toglie l’udienza.

dal Corriere delle Puglie del 7 luglio 1906, pag. 2

Quel che viene riportato non è stato ascoltato direttamente dal giornalista dato che il processo si svolse a porte chiuse. Emerge comunque una sostanziale confessione di Nicola Colacicco che cerca attenuanti. Vendette i gioielli rubati a Napoli, e una volta scoperto cercò per giunta di andarli a recuperarli, senza successo.

Corriere delle Puglie del 8 luglio 1906, pag. 3
Corte d’ Assise di Bari

Udienza del 7 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

Presidente Guerra – Giudici Mattioli e Montulli – P.M. avv. Martinelli – Avv. di P.C. onor. Nicola Balenzano e cav. Riccardo Ferrara – Avv. di difesa (di Nicola Colacicco) Raffaele Bovio; (di Maria Luigia pontrandolfo) Vito Nicola Lorusso Attoma; (di Francesco Colacicco e Gaetano Campagnuolo) Scipione Bovio – Cancelliere Galasso.
L’udienza si apre alle 10.
Si escutono varii testimoni che confermano le risultanze del processo scritto, dal quale si desume le colpabilità del Colacicco e della Pontrandolfo nei reati di furti e dì veneficio.
Indi è stato udito l’avv. Netti, figlio al cav. Luigi, il quale ripete il racconto dei fatti, detto ieri dal padre.
Afferma che dopo il perdono il Colacicco, essendo disoccupato, chiese al padre Netti che dovendo recarsi a Roma con la Pontrandolfo, avesse tatto un biglietto di raccomandazione per l’on. De Bellis, ciò che fu fatto.
Dopo qualche tempo il Colacicco ritornò a Santeramo, e fu allora che il Netti ricevè una lettera di un fattore della provincia di Foggia, chiedendo informazioni precise sul Colacicco.
Naturalmente il cav. Netti non poteva dare buone informazioni di uno che era stato infedele con lui, come d’altro canto non voleva darne di cattive, ed allora si rispose con informazioni vaghe che non dicevano nulla.
Parla della consegna delle 1800 lire al Colacicco, che invece di emigrare in America si servi di quel denaro per recarsi a Napoli ed organizzare le querele ed il ricatto al cav. Netti.
Mentre si procedeva all’istruttoria di queste querele avvenne l’avvelenamento del vino.
Si escutono altri testimoni che depongono sulla illibata condotta e sulla stima generale da cui è circondata la famiglia ed il cav. Luigi Netti.
L’udienza si toglie alle 16.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 8 luglio 1906, pag. 3

Corriere delle Puglie del 11 luglio 1906, pag. 3
Corte d’Assise di Bari

Udienza del 10 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

Nell’udienza di oggi si escutono gli altri testimoni del carico che confermano e ribadiscono le accuse di furto di gioielli e biancheria e di tentato veneficio, commessi da Nicola Colacicco e Maria Luigia Pontrandolfo.
Nell’udienza di oggi si sono escussi gli ultimi testimoni. Da essi si rileva che le pubblicazioni. contro il cav. Nettì, apparse sul giornale socialista La Ragione, provocarono l’indignazione della pubblica opinione, conoscendosi la probità indiscuasa del Netti stesso.
Altri testimoni aggiungono che Maria Stano pregò il cav. Netti a voler perdonare al nipote Colacicco il furto dei gioielli, che la Pontrandolfo non voleva fare sciorinare la biancheria rubata al Netti, che il Colacicco sedusse la Pontrandolfo, che perciò voleva essere sposata e che la pubblica opinione accusa tanto il Colacicco che la Pontrandolfo di essere stati complici nella perpetrazione del furto dei gioielli e della biancheria e nel tentato venificio.
Infine, che il Colacicco fece fotografare la Pontrandolfo in pose oscene e che quando il cav. Netti apprese ciò se ne mostrò dispiaciuto e meravigliato perché credeva la Pontrandolfo una buona ragazza; che Ferdinando De Lena scrisse la nota lettera perchè minacciato dal Colacicco.
Quindi si esibiscono ai giurati le fotografie pornografiche ed il Colacicco confessa che per farsi un’arma contro il Netti fece fotografare la lettera di raccomandazione rilasciatagli dal cav. Netti per l’on. De Bellis e che la copia fotografata e le negative le consegnò all’avvocato Vito Lefemine suo consulente.
La P.C. rinunzia ad altri testimoni. fra cui l’avv. Lefemine, e così domani mattina comincia la discussione.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 11 luglio 1906, pag. 3

Va ricordato che all’epoca veniva considerato sconveniente per una donna il farsi ritrarre comunque vestita ma in tenuta da notte.

Corriere delle Puglie del 12 luglio 1906, pag. 2
Corte d’Assise di Bari

Udienza dell’11 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

Nell’udienza antimeridiana e pomeridiana ha parlato il primo oratore della P.C. avv. Riccardo Ferrara, che con una serie di argomentazioni, ha dimostrato la colpabilità di tutti gli accusati.
Ha parlato del furto dei gioielli e della biancheria, commessi dal Nicola Colacicco e dalla Pontrandolfo, delle macchinazioni calunniose combinate dai due contro il cav. Netti, ed infine del tentato veneficio, commesso, secondo l’oratore, dal Colacicco e dalla Pontrandolfo con la complicità degli altri due imputati, a scopo di farne vittima la famiglia Netti.
Conclude chiedendo un verdetto pienamente affermativo
L’udienza si toglie alle 16.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 12 luglio 1906, pag. 2

Corriere delle Puglie del 13 luglio 1906, pag. 2
Corte d’Assise di Bari

Udienza del 12 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

Nelle due udienze di oggi ha parlato l’avv. Lorusso Attoma, in difesa della Pontrandolfo.
L’oratore ha discusso e le dichiarazioni dell’accusato Colacicco e tutte le prove testimoniali per dimostrare la innocenza della sua difesa,
Chiede quindi un verdetto di assoluzione.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 13 luglio 1906, pag. 2

Corriere delle Puglie del 14 luglio 1906, pag. 2
Corte d’Assise di Bari

Udienza del 13 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

L’udienza si apre alle 10.
Ha la parola il P.M che parla durante l’udienza antimeridiana sostenendo la colpabilità del Colacicco ed in parte quella della Pontrandolfo.
Conclude chiedendo un verdetto che confermi il Colacicco colpevole di tutti i reati di cui lo si accusi; ritenersi per la Pontrandolfo la ricettazione nel furto, di violenze private ed ingiurie e abbandona alla coscienza dei giurati la sorte del Francesco Colacicco ed il Gaetano Campagnuolo.
Nell’udienza pomeridiana ha parlato l’avv Scipione Bovio il quale tratta prima la causa nelle sue linee generali per dimostrare che il furto non può essere qualificato, perchè fu pagato il danno.
Indi discute la causa nei riguardi del Francesco Colacicco e del Campagnuolo dimostrando la nessuna colpabilità di costoro.
Alle 16 si toglie l’udienza.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 14 luglio 1906, pag. 2

Corriere delle Puglie del 15 luglio 1906, pag. 2
Corte d’Assise di Bari

Udienza del 14 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

L’udienza si apre alle 10.
L’on Balenzano, difensore di parte civile, con argomenti poderosi, sostiene che tutti quattro gli accusati devono rispondere dei reati ad essi rispettivamente ascritti e riportati nella sentenza della Sezione di accusa.
Termina la sua arringa alle ore 12.
Alle 13 replica l’avv. Lorusso Attoma, il quale confutando l’on. Balenzano, conclude ripetendo che la sua difesa Pontrandolfo deve andare assoluta per difetto di prove.
Alle 14.30 comincia la sua arringa l’avv. Raffaele Bovio, difensore di Nicola Colacicco e della Pontrandolfo. In vista poi, dell’ora tarda, proseguirà lunedì alle ore 10.
E lunedì, a ora tarda si avrà certamente il verdetto.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 15 luglio 1906, pag. 2

Corriere delle Puglie del 17 luglio 1906, pag. 3
Corte d’Assise di Bari

Udienza del 16 luglio

Il tentato veneficio al cav. Netti

L’udienza si apre alle 10.
Continua nella sua arringa l’avv. Raffaele Bovio, che cessa di parlare alle 15.30.
Egli sostiene che il Colacicco deve rispondere di danneggiamento e non di tentato veneficio, dimostrando che il solfato di rame anche preso a forti dosi non produce effetti letali.
Indi il presidente fa il suo riassunto, che al solito riesce chiaro, imparziale e sintetico.
I giurati si ritirano nella sala delle deliberazioni ed emettono il seguente:

Verdetto

che accogliendo pienamente la tesi difensiva dell’avv. Lorusso Attoma, dichiara Maria Luigia Pontrandolfo innocente dei reati di tentato e mancato veneficio, di furto e ricettazione, ritenendola colpevole solo di minacce ed ingiurie al cav. Luigi Netti, accordando le circostanze attenuanti;
accogliendo poi in parte le tesi degli avvocati Raffaele e Scipione Bovio, dichiara innocenti da qualsiasi colpa Gaetano Campagnuolo e Francesco Colacicco;
e dichiara Nicola Colacicco colpevole di lesione commessa con sostanza venefica e con premeditazione in danno del cav. Luigi Netti e famiglia; colpevole di furto di oggetti d’oro, brillanti e biancheria con l’aggravante dell’abuso di fiducia e di avere usata una chiave vera che era in suo possesso.

La sentenza

In seguito a tale verdetto il presidente dichiara assoluti Gaetano Campagnuolo e Francesco Colacicco e ne ordina l’immediata scarcerazione.
Dichiara poi assoluta Maria Luigia Pontrandolfo per i reati di tentato veneficio, furto e ricettazione.
L’avv Ferrara della P.C. chiede una liberanza di lire 3000 in danno del Colacicco.
Il P.M. si rimette nell’applicazione della pena a quella misura che la Corte crederà.
L’avv. Lorusso Attoma si rimette alla giustizia della Corte.
L’avv Raffaele Bovio chiede che le due qualifiche aggravanti del furto siano comprese in una, che la Corte in generale parta dal minimo della pena, ed infine che sia accordata a Colacicco la libertà provvisoria.

La Corte

condanna Nicola Colacicco alla pena di reclusione per anni 8 e mesi 8, ad una liberanza di lire 1000 e pene accessorie:
condanna Maria Luigia Pontrandolfo alla pena della reclusione per mesi 4, giorni 5 e 116 lire di multa.
La Pontrandolfo è quindi rimessa in libertà
L’udienza si toglie alle 22.30

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 17 luglio 1906, pag. 3

Nicola Colacicco non si diede per vinto, e provò nuovamente ad appellarsi alla giustizia facendo ricorso in Cassazione.

Corriere delle Puglie del 13 novembre 1906, pag. 2
Il ricorso Colacicco respinto in Cassazione

ROMA 12. – (M.) Oggi, dinanzi la prima sezione penale della Cassazione, si è discusso il ricorso di Nicola Colacicco contro il cav. Luigi Netti, di Bari, che si era costituito parte civile, con l’assistenza dell’avv. Raffaele Riccio.
Ricorderete che il processo destò grande clamore a Bari, ed esso finì con la condanna del Colacicco a 8 anni, e della cameriera, che dicevasi abusata e assoggettata per osceni esperimenti fotografici.
La Corte Suprema ha respinto il ricorso e confermata la sentenza della Corte di Assise di Bari.
Così che il Colacicco passerà ora al reclusorio.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 13 novembre 1906, pag. 2

Una vicenda conclusasi in favore della famiglia Netti dal punto di vista legale.

Ma non abbandoniamo i protagonisti di questa vicenda. Abbiamo detto che il tutto è partito, come anche inizia la testimonianza ad inizio processo, con i sentimenti provati da Nicola Colacicco verso la giovane Maria Luigia Pontrandolfo.

Mi sono dunque adoperato nella ricerca di qualche documento. Sapendo che il padre di Maria Luigia si chiamasse Pietro, ho cercato tra gli atti di nascita scartabellando tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta del diciannovesimo secolo. Fin quando ho trovato una Maria Luigia Pontrandolfo figlia di Pietro. E come sono certo che non si tratti di una omonima?

Atto di nascita di Maria Luigia Pontrandolfo del 1885

Ebbene: una nota a margine dell’atto di nascita suggella il vero lieto fine a questo racconto, una nota con la quale veniamo a sapere che l’amore provato da Nicola Colacicco verso Maria Luigia Pontrandolfo ha resistito ed infine i genitori di lei hanno acconsentito al matrimonio, avvenuto a Bari il giorno 11 marzo 1907.

La solennizzazione avvenne proprio nelle prigioni dove era detenuto Nicola Colacicco. La sua professione riportata sull’atto di matrimonio curiosamente è “enologo“.

Famiglia Colacicco – Pontrandolfo

Nicola Colacicco era nato dal secondo matrimonio di suo padre Francesco Colacicco, rimasto vedovo a soli 33 anni.
Maria Luigia Pontrandolfo era figlia di Pietro Pontrandolfo, di professione cocchiere o trainante.
Ho provato a cercare velocemente tra gli atti di nascita dal 1907 e il 1910 ma non mi sembra di aver trovato tracce di loro figli in questo intervallo.

Una storia di denaro, veleno, pentimento e amore.

Fonti consultate

Corriere delle Puglie del 8 giugno 1906, pag. 3
Corriere delle Puglie del 24 giugno 1906, pag. 2
Corriere delle Puglie del 7 luglio 1906, pag. 2
Corriere delle Puglie del 8 luglio 1906, pag. 3
Corriere delle Puglie del 11 luglio 1906, pag. 3
Corriere delle Puglie del 12 luglio 1906, pag. 2
Corriere delle Puglie del 13 luglio 1906, pag. 2
Corriere delle Puglie del 14 luglio 1906, pag. 2
Corriere delle Puglie del 15 luglio 1906, pag. 2
Corriere delle Puglie del 17 luglio 1906, pag. 3
Corriere delle Puglie del 13 novembre 1906, pag. 2

Una risposta a “Nicola Colacicco e il tentato avvelenamento di Luigi Netti”

  1. Bruno Vespa non era ancora nato, altrimenti avrebbe trattato a “Porta a porta” queste vicende santermane. La curiosità popolare per vicende finite in processi è una consuetudine. Ma Colacicco aveva tanti soldi da arrivare…alla cassazione?

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