La più imponente ondata di gelo del XX secolo

L’ondata di gelo del febbraio del 1956 può essere considerata la “nevicata del secolo” per l’Europa, per intensità ed estensione. In Germania furono raggiunte temperature di -50 gradi. Le diverse capitali europee furono nella morsa del freddo e del ghiaccio per diverse settimane, e ci fu alto numero di vittime.
Tra il 4 e l’8 febbraio 1956 ci furono abbondanti nevicate e temperature rigide in tutta la Puglia. In molte località collinari si superarono i 100 centimetri. Il 6 febbraio la città di Bari era sotto 20 centimetri di neve. E spostandosi verso l’entroterra l’accumulo saliva. I disagi ai trasporti e alla corrente elettrica furono considerevoli, ed interessarono anche le altre province pugliesiIl 7 e l’8 febbraio si raggiunse il massimo del gelo. Continuò a nevicare per ore: ormai erano giorni che la Puglia vedeva cadere la neveAlcuni dati approssimativi del 7 febbraio riportavano l’altezza della neve raggiunta in varie località: Castellana: 150 cm; Casamassima: 130 cm; Fasano, Locorotondo, Alberobello, Noci, Putignano: circa 1 metro. L’8 Febbraio, mentre la saccatura fredda era ormai diretta verso est e lasciava l’Italia, la Puglia era ancora interessata da forti nevicate, e diversi comuni interni raggiungevano i 2 metri di neve. Dal 10 febbraio ormai non nevicava più, e la neve iniziava a sciogliersi. Nuovi impulsi gelidi ci interessarono anche intorno al 13 febbraio, questa volta con effetti meno rilevanti però, e solo nei giorni successivi il clima divenne via via meno rigido.
La Gazzetta del Mezzogiorno del 09/02/1956, p. 1
IL DRAMMA DELLA NEVE IN PUGLIA E LUCANIA
Annunciato l’arrivo di elicotteri
per soccorrere dall’alto le popolazioni isolate

Sempre grave la situazione a Gioia del Colle, a Locorotondo e a Santeramo – Continuano le operazioni di rifornimento a mezzo di autocolonne e di pattuglie – Due automobilisti assiderati sulla Statale 96? – Strage di polli – Partorienti e ammalati raccolti nelle campagne – Le scuole totalmente chiuse sino al 13 nelle provincie di bari, Taranto e Matera

La situazione in Puglia e nella vicina Lucania causata dalle nevicate si mantiene stazionaria. Brevi schiarite si sono avute nella giornata di ieri, a lungo la costa del Basso Adriatico è riapparso a tratti il sole, nella mattinata. Il tempo è peggiorato nel pomeriggio e la neve è ricominciata a cadere intensamente in alcune località, fra le quali Gravina e Ruvo.
La situazione a Gioia del Colle non è per nulla migliorata. Una breve schiarita, che aveva fatto salire il termometro a -1°, è stata seguita da una nuova nevicata che lo ha fatto ridiscendere a -5°. molte case sono pericolanti sotto il peso della neve. Alcuni edifici sono stati dichiarati inabitabili dall’ufficio tecnico comunale. Il tetto di un “garage” in via Santeramo, di proprietà del sig. Francesco Capurso di Nicola, è caduto travolgendo e rovinando 11 auto e provocando danni di circa 15 milioni di lire. Gravi danni non ancora precisati sono stati causati inoltre dal crollo della tettoia della sala macchine dello stabilimento Santolemma.
Anche in contrada “Montursi” è caduto il tetto di una casa colonica, seppellendo tra le macerie gli abitanti, molti dei quali sono rimasti feriti. Per portare soccorso agli infortunati è partita una pattuglia di CC, guidata dal maresc. Fortunato, dagli appuntati Casamassima e Simonetti e dai militi Calcagni e Carnemolla. Ad essi si sono aggiunti i vigili campestri.
Il Comando dell’aeroporto ha provveduto col suo personale e a mezzo di un autosterratore a riaprire al traffico le strade vicine ed ha messo a  disposizione del Sindaco della città alcune migliaia di coperte, di capi di vestiario e di indumenti invernali. Intanto, il Comando della IV Z.A.T. che ha disposto l’invio di mezzi cingolati per lo sgombero delle strade, è in contatto con la Prefettura di Bari per fornire a richiesta indumenti e mezzi cingolati per il trasporto. Il maltempo che imperversa sull’Appennino non ha consentito, purtroppo, , agli aerei da trasporto e agli elicotteri di base a Pisa e a Napoli di raggiungere le località della Puglia bisognosi di soccorso. Comunque, elicotteri dell’Aeronautica Militare sono stati messi a disposizione anche della Prefettura di Bari.
Una violenta bufera di neve continua ad investire Sammichele di Bari, nel cui abitato è divenuto difficile circolare, malgrado l’opera degli spalatori ingaggiati dall’amministrazione comunale. La neve è alta più di 90 cm, e sotto il suo peso è crollato un baraccone militare, per cui sul posto è arrivata una squadra di soccorso del IX Comiliter. Una casa pericolante è stata sgomberata. La situazione è preoccupante per le masserie sparse nella campagna, dei cui abitanti mancano notizie da diversi giorni. Anche a Casamassima la situazione si è ulteriormente aggravata, secondo le ultime notizie. La neve supera il metro di altezza. Una pattuglia di soccorso formata dal medico condotto dr. Argenti, dal vice brig. dei CC. Sirano, dall’appuntato Sicuro e dai militi Greco e Valentino, dopo alcune ore di marcia estenuante nella neve e sotto l’imperversare della bufera, ha raggiunto la masseria “Albenzio” ad oltre 6 chilometri dall’abitato, recando medicinali. Dalla masseria era, infatti, pervenuta una urgente richiesta di soccorsi perchè il bimbo Luca La Porta, di 7 mesi, era stato colpito da una grave forma di broncopolmonite. Dopo i primi soccorsi di urgenza data la gravità delle condizioni dell’infermo, la pattuglia ha provveduto a trasportare il bimbo in paese.
Perdurando la difficoltà delle comunicazioni sia interurbane che nell’interno stesso dei centri abitati, il Provveditore agli Studi di Bari ha stabilito che le lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado siano sospese anche per i giorni 9 e 10. Poichè l’11 febbraio è giorno di vacanza nelle scuole, le lezioni saranno riprese lunedì 13.
Continuano, vieppiù, intensificate, le operazioni di soccorso ai centri bloccati ed alle masserie, mentre si ha notizia di episodi avvenuti nei giorni scorsi. Di questi episodi merita di essere citato quello che ha avuto per protagonisti due giovani studenti, uno a nome Susca e l’altro Carabellese. I due si trovarono bloccati a Locorotondo e poichè ogni comunicazione era interrotta, furono incaricati, a quanto pare, da alcuni cittadini di far conoscere nel capoluogo la gravità della situazione. Coraggiosamente, essi si misero in marcia nel deserto bianco e percorsero a piedi ben dieci chilometri, giungendo a Fasano. Con mezzi di fortuna sono, poi, giunti a Bari ed hanno riferito la gravità del caso di Locorotondo, dove scarseggiano pane e pasta, è finita la carne, non ci sono più il sale ed altri generi.

tratto e adattato da La Gazzetta del Mezzogiorno del 09/02/1956, p. 1

La Gazzetta del Mezzogiorno.it, Nicola Mascellaro
1956

Il grande inverno del 1956. In Puglia non si era mai vista tanta neve. In basso, un'immagine della vecchia "Gazzetta" in piazza Roma, odierna piazza Moro, Bari
Il grande inverno del 1956. In Puglia non si era mai vista tanta neve. In basso, un’immagine della vecchia “Gazzetta” in piazza Roma, odierna piazza Moro, Bari

Piove sul bagnato. Dopo la brina, che ha distrutto quasi interamente il raccolto dello scorso anno, un’altra sventura piomba sull’intero Meridione. Per oltre venti giorni, a partire dal 2 febbraio, la Puglia e la Basilicata vengono investite da un’altra morte bianca: la neve.
Viene giù quasi ininterrottamente come una cascata di grandi, meravigliosi fiocchi d’avena solo che, invece di essere dorati, sono bianchi, splendenti, invitanti e mortali come le dita adunche della scheletrica dama nera quando adocchia la sua vittima. E’ una catastrofe senza precedenti come senza precedenti è lo spesso sudario bianco che ammanta e distrugge le campagne, l’unica risorsa dell’economia meridionale. In decine e decine di paesi dell’entroterra, la coltre bianca ha superato il metro e mezzo. Sulla Murgia, ci sono tre metri di neve. Gioia del Colle, Locorotondo e Santeramo sono rimaste isolate per due giorni. Bloccate intere zone del Gargano e del Potentino. L’intera provincia di Matera è rimasta isolata per diversi giorni. Si deve intervenire con elicotteri ed aerei per rifornire di viveri la popolazione e gli animali. Ma perImmaginequesti ultimi, per migliaia di pecore, mucche e capre non c’è scampo: se non muoiono assiderati, muoiono di fame per mancanza di foraggio. Le città sono come paralizzate. Fermo il traffico, stradale e ferroviario, si ferma tutta l’economia urbana. Manca più o meno tutto, i primi ad accorrere, con ogni sorta di generi alimentari, sono gli americani. Le fabbriche, quelle poche che ci sono, restano ferme per l’assenza di energia e acqua. Le tormente di vento e neve hanno divelto tralicci elettrici, il gelo ha fatto scoppiare decine di condutture dell’acqua. Lecce è rimasta per quattro giorni senza corrente elettrica.
I Comuni fanno quello che possono, ma i disoccupati sono migliaia e le bocche da sfamare decine di migliaia. Vengono ingaggiati spalatori con paghe giornaliere che vanno dalle 1.200 alle 500 lire, non importa, tutto serve, poco, poco, purchè si porti un pezzo di pane a casa. Ma ugualmente non si riesce ad accontentare tutti e nella neve e per la disperazione, riprendono le dimostrazioni di piazza […]

tratto e adattato da La Gazzetta del Mezzogiorno.it, Nicola Mascellaro

Il cinegiornale dell’Istituto Luce del 16/02/1956 ha raccolto immagini dell’Italia sotto la neve: uliveti sotto la neve in Puglia, la stazione di Conversano sotto la neve, Alberobello innevata, cittadini che spalano la neve e mandorli in fiore sotto la neve.

Dopo la recente nevicata di lunedì 18 gennaio 2016, tramite il Gruppo Facebook Sei di Santeramo se… ho raccolto e adattato alcune testimonianze da chi quella nevicata del 1956 l’ha vista con i propri occhi…

Mino MorgeseNel 1956 di neve ne fece tanta, che è rimasta negli annali della storia: se qualcuno vuole aggiornarsi se lo faccia spiegare da chi a quel tempo c’era… pensate un po’ che non si riusciva nemmeno a dare degna sepoltura ai morti, figurarsi se poi c’era da mangiare!!!
Per chi c’era fu un bruttissimo periodo. L’unica cosa che si notava ogni mattina era che ognuno puliva davanti alla propria porta d’ingresso, si tracciava il vialetto per passare a piedi in sintonia con i vicini, solo così si riusciva a superare gli ostacoli e a camminare.
Io avevo 10 anni, un ricordo indelebile nella mia mente: non avevamo più farina per fare il pane, quando mio padre disse: “E adesso che facciamo come andremo avanti?”
Mia madre raccolse tutte le sue forze, si recò presso la sorella e riuscì a racimolare “nà schiumméndde di farina” (non so a che misura attuale coincide). So una sola cosa, che riuscimmo a fare un piccolo pezzo di pane, che la sua durata fu di un giorno, non di più. Due o tre giorni dopo mia madre seppe che sul convento era arrivato un camion degli americani pieno di viveri. Disse a mio padre: “Corri, vai sul convento e non ti ritirare assolutamente a mani vuote che noi non abbiamo alternative”. Dopo due tre ore arrivò con un po’ di provviste, e grazie alla sobrietà di mia madre riuscimmo a superare quel periodo così triste.
Tengo a precisare che a casa eravamo solo io, mia madre e mio padre, mio fratello al militare, mia sorella a Bari presso la casa di un’amica di famiglia a studiare. Ancora adesso, a distanza di tanti anni, quando vedo la neve mi si affiorano sempre quei momenti tristi e mi assale la paura e l’angoscia della miseria che può arrivare da un momento all’altro
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Giuseppe Sirressi: Avevo 7 anni e a Montefungale rimanemmo isolati per varie settimane. Vivevamo nella masseria a cannone vicino gli alberi di gelso. Una mattina ci alzammo e vedemmo che, aprendo la porta, non si vedeva niente. Mio padre e tutti noi scavammo una galleria fino al pozzo, posto dietro la masseria, per prendere l’acqua: la neve si era accumulata vicino ai muri per più di due metri. Quando le provviste finirono, mio padre prese la mula e si recò al consorzio di Santeramo per prendere la farina. Al ritorno una tempesta di neve gli fece perdere l’orientamento: mentre la mula sapeva la strada, mio padre scambiò gli alberi della bonifica per quelli di gelso e tirava verso di loro, fin quando cadde e svenì per la fatica. La mula venne a casa e guidò mia madre fin da mio padre. Un ricordo indimenticabile.

Un’altra esperienza personale è narrata da Vito Leonardo Tritto nel suo libro Noi che… eravamo così… a pagina 108. Un autobus proveniente da Gioia del Colle rimase bloccato a due chilometri da Santeramo, e l’autista fece scendere i passeggeri dicendo in sostanza “si salvi chi può”.

E a Santeramo il carnevale venne spostato al primo aprile.

Fonti consultate

Inverni Pugliesi, PugliaMeteo.it, p. 2-6
La Gazzetta del Mezzogiorno del 09/02/1956, p. 1
La Gazzetta del Mezzogiorno.it
, Nicola Mascellaro
Sei di Santeramo se…, Gruppo Facebook
Noi che… eravamo così…, Vito Leonardo Tritto, p. 108
L’Italia sotto la neve, La settimana Incom 01363 del 16/02/1956, Istituto Luce

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