Gaetano Sansolino, il deviazionista

Continuo a parlare di personaggi di Santeramo, poco noti ormai ai più giovani, che si sono distinti per la loro opposizione al regime fascista. Scopriamo qualcosa su Gaetano Sansolino.

Prima parto parlando un po’ dei genitori e della loro tribolata relazione. Vito Rocco Sansolino nacque a Santeramo da una famiglia di contadini. Crescendo iniziò a lavorare come operaio. Ebbe una vita sentimentale che iniziò in salita.
Nel 1888 si presentò all’anagrafe portando con sé un bambino che chiamò Vito Carlo Sansolino, come il padre, che venne dichiarato nato “dalla sua unione con donna non maritata, non parente, né affine con lui sui gradi che ostano il riconoscimento“. Il piccolo morì a soli 2 anni.
Stessa cosa accadde poco dopo, nel 1891 quando in anagrafe si presentò questa volta con una femmina che chiamò Vita Rosaria Sansolino, anche questa volta non riconosciuta dalla madre naturale.
A giugno 1892 Vito Carlo Sansolino registrò il terzo figlio frutto di una unione al di fuori del matrimoni, ancora una femmina che chiamò Mariantonia Sansolino.
Chi era questa madre sfuggente? Lo si scopre nella primavera del 1895 quando viene registrata la pubblicazione di matrimonio, che anticipa di alcuni mesi le nozze vere e proprie, tra Vito Carlo Sansolino e Rosa Girasoli, ventottenne nata a Bitonto
Mancavano pochi giorni ormai alle nozze e purtroppo il medesimo triste destino del primogenito toccò anche alla piccola Mariantonia Sansolino che spirò anche lei a due anni il 21 settembre 1895, appena due giorni prima del matrimonio avvenuto il 23 settembre 1895. Nell’occasione delle nozze venne riconosciuta la loro figlia Vita Rosaria Sansolino, l’unica ancora viva. Arrivò il tempo di altre nascite, siamo quindi al protagonista di questo articolo.

Gaetano Sansolino nacque a Santeramo il il 12 dicembre 1898 prendendo il nome dal nonno materno. Dopo di lui la mamma Rosa ebbe altri 3 figli.
Crebbe lavorando come contadino. Partecipò alla prima guerra mondiale e al suo ritorno ricevette la medaglia al valore di Vittorio Veneto.

Si avvicinò alla politica. Non saprei se ciò sia derivata dagli stimoli paterni che era un operaio, ad ogni modo si ispirò all’ideologia del partito comunista. Dal 1918 al 1920 Gaetano Sansolino fu segretario della sezione socialista di Santeramo e dal 1921 al 1924 segretario amministrativo della cooperativa agricola di consumo “Produzione e Lavoro” del suo paese, disciolta nel 1924.
Dopo l’avvento del fascismo passò nelle file comuniste; fu segretario della sezione e si dedicò completamente alla propaganda e alla diffusione dei suoi principi politici.
Così nel 1924 venne schedato nel Casellario Politico Centrale (CPC) come comunista.
Fu fiduciario del partito e rivenditore di quotidiani sovversivi come “L’Unità”, “La Giustizia”, “Il mondo”, “Il pungolo” e riceveva i plichi del quindicinale dei contadini comunisti “Il seme” finché non gli fu ritirato il patentino. Partecipò inoltre a tutte le manifestazioni comuniste tenutesi a Santeramo, si interessò dell’invio della delegazione operaia in Russia e si occupò della sottoscrizione “pro minatori inglesi” e di quella “pro Di Vagno”, il cui elenco di ablatori fu pubblicato su “L’Unità”.

Un particolare sulla sua corrente politica ci viene dato in questo passaggio:

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Ma il dato più rilevante della relazione di Molinari si riferiva al gruppo pugliese che, composto di ben 21 aderenti, si presentava come il più compatto della colonia nell’ambito della corrente capeggiata da Picelli, con l’eccezione di Gaetano Sansolino, ex dirigente del PCI a Santeramo in Colle, più vicino invece alla corrente “deviazionista”.

tratto e adattato da Il confino politico a Lipari: 1926-1933, Alessandra Pagano, p. 78

Insieme ad altri santermani (tra cui Bartolomeo Paradiso, Pietro Musci e Oronzo Lamanna) in diverse occasioni subì trattamenti violenti da parte delle forze del regime fascista, come i “bagni nella vasca” di Piazza Municipio, l’ingerimento forzoso di olio di ricino e manganellate.

Il 27 marzo 1925 fu arrestato insieme ad altri per avere distribuito un opuscolo del soccorso rosso internazionale. Il 20 aprile fu condannato dal tribunale di Bari a tre mesi e 15 giorni di reclusione e a 60 lire di multa, pena sospesa per cinque anni.
Fu anche in relazione con noti sovversivi dei paesi limitrofi e soprattutto con Vito Nicola Capozzi di Gioia del Colle che si recò anche a trovarlo a Santeramo.
Con provvedimento del 22 novembre 1926 fu arrestato il giorno seguente in esecuzione dell’ordinanza della Commissione Provinciale (CP) per attività e propaganda sovversiva insieme ad altri 12 comunisti.
Venne condannato a 5 anni di reclusione e assegnato al confino, cioè allontanato da Santeramo. La Commissione di Appello con ordinanza del 6 gennaio 1927 respinse il ricorso, quindi l’ordinanza venne fatta rispettare.
Gaetano Sansolino venne per un breve periodo incarcerato con delinquenti comuni, passando per le isole di Favignana e Lipari, Infine venne confinato sull’isola di Ponza.

L’ex sindaco Michele D’Ambrosio in una vecchia intervista aggiunse un particolare riguardo i maltrattamenti subiti da Gaetano Sansolino durante l’esilio: “Santeramo non è mai stata fascista anzi annovera tra i cittadini persone che hanno subito il confino a causa del regime come Gaetano Sansolino esiliato sull’isola di Ponza, non prima di avergli strappato le unghie“.

Durante gli anni di confino imparò da autodidatta le basi di lingua francese e approfondì la sua fede cristiana. Dei cinque anni inflitti ne scontò circa tre, gli altri due gli furono condonati per via della sua buona condotta. Fu liberato il 22 novembre 1928, condizionalmente, dopo aver passato tra carcere e confino circa 2 anni.

Al suo ritorno a Santeramo riprese a lavorare come contadino, coltivando piccoli appezzamenti di terreno, girando per i diversi comuni vicini vendendo i prodotti della nostra terra, tra cui uova e latticini.

Il giorno della Liberazione di Santeramo dall’occupazione dei soldati tedeschi calmò coloro che volevano vendicarsi contro i dirigenti locali del cadente regime fascista, convincendoli che il “Comitato di Liberazione” che si stava insediando, di cui scelse di non far parte, avrebbe fatto giustizia.

Nell’immediato dopoguerra fu convinto da Padre Serafino Germinario, Domenico Lobefaro e dal farmacista barese Loiacono, a far parte del Comitato Provinciale del Partito Popolare con l’incarico di formare un nucleo anche a Santeramo. Ottenuto l’incarico venne chiamato a casa di Padre Serafino Germinario il quale, alla presenza di Nicola Di Cè, Peppino Lassandro e Nicola Baldassarre, gli affidò la bandiera bianca con una croce senza scudo che fino ad allora era stata nascosta a Cassano delle Murge nei pressi della Grotta di Sant’Angelo. Nicola Di Cè consegnò a Gaetano Sansolino la sede delle ACLI su Via Roma (attualmente occupata dal Caseificio Calò). Qui issò la bandiera del Partito Popolare avuta da Padre Serafino Germinario. I rapidi cambiamenti del dopoguerra portarono all’allestimento della prima sede della Democrazia Cristiana. Gaetano Sansolino ne divenne apprezzato Segretario, chiamato “il politico contadino” dal comitato provinciale del partito.

Alle elezioni politiche del 1948 fu candidato della DC nella circoscrizione Bari-Foggia. Per la campagna elettorale vendette i suoi piccoli poderi. Nonostante la candidatura di altri due santermani, Francesco Labarile per il PCI e Leonardo Natuzzi per il PSI, ottenne 18 mila voti di preferenza ma non bastarono per essere eletto alla Camera dei Deputati. Ciò lo portò alle dimissioni da segretario della DC a Santeramo rimanendo comunque iscritto al partito.

Per l’ampio consenso elettorale avuto fu insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro.

Per riuscire a mantenersi economicamente riuscì ad aprire un piccolo negozio in Piazza Garibaldi, dove ora c’è una associazione sportiva, lavorando come pizzicagnolo fino alla pensione.

Non si sposò. morì l’11 novembre 1989 all’età di 91 anni.

Fu Gaetano Sansolino, fortemente cattolico, a spingere Michele D’Ambrosio, poi divenuto sindaco, ad entrare in politica, guidandolo spesso e correggendolo nei primi tempi. Quest’ultimo nel 1994 scrisse: “E’ stato per me un grande orgoglio proporre l’intitolazione di una strada comunale a Gaetano che ho personalmente conosciuto sin dalla mia più tenera età e da cui ho ricevuto tantissimi insegnamenti di vita. Nitido è il mio ricordo dei tanti incontri serali nella nostra comune “Chiesa Nuova” e dei tanti discorsi politici e religiosi. Gaetano da “vecchi saggio” rispettato e stimato da tutti, si dilungava in molte argomentazioni teologiche e politiche che mai ci stancavano. La sua onestà morale ed intellettuale la porterò sempre con me“. Via Gaetano Sansolino è una traversa di Via Laterza.

Fonti consultate

Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Puglia. Volume I, Katia Massara, Ministero Beni Culturali e Ambientali, Roma, 1991, p. 498-499
Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Basilicata, Donatella Carbone, Ministero Beni Culturali e Ambientali, Roma, 1991, p. 38
Il confino politico a Lipari: 1926-1933, Alessandra Pagano, p. 78
Michele D’Ambrosio per Santeramo: “Voglio che questa campagna elettorale sia pacifica”, Lucia Casamassima, BariToday, 02/04/2012, consultato il 10/11/2019
Gaetano Sansolino, Casellario Politico Centrale
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Gaetano Sansolino perseguitato politico santermano (1898-1989), Partecipare n.211, Nicola Di Cè, 1994
Via Getano Sansolino e Via Domenico Lobefaro, Partecipare n.213, Michele D’Ambrosio, 1994
Partecipare n.215, 1994

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