Processo per furto nel 1888

Corriere-delle-Puglie

Tra i primi fatti di cronaca riguardanti Santeramo di cui si è occupato il Corriere delle Puglie c’è la vicenda del furto subito da Felice Clemente, che ritengo di aver identificato, e spiego come a fine articolo.

Purtroppo il quotidiano si è occupato solo della narrazione del processo, poichè il reato venne perpetuato prima della fondazione del quotidiano. Pertanto la dinamica del furto non è ben chiara come anche la sostanza della refurtiva non è meglio precisata. Dai nomi e cognomi riportati non sono riuscito a ricollegare gli accusati con altri documenti anagrafici, ad ogni modo riporto gli articoli originali anche per avere un’idea dei meccanismi difensivi e accusatori che si attuavano a fine ottocento.

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CORRIERE GIUDIZIARIO

Ieri è incominciato innanzi alla nostra Corte di Assise il processo contro Giuseppe Di Mauro, Felice De Natale, Nicola Fortunato e Barberio Manes, imputati di furto qualificato in danno di Felice Clemente.
Non verremmo prevenire la giustizia dei Giurati, ma ci è sembrato un processo privo affatto di prove, solide per quanto riguarda tutto ciò che è stato testimoniale a carico.
E’ rappresentata la parte civile dagli illustri avv. Giuseppe Alberto Pugliese e Mirenghi: sostiene l’accusa pubblica il Proc. del Re cav. T. Feo. Difensori sono gli avv. Balenzano, Suppa, De Mitri e Bianchi. Noi seguiremo con diligenza lo svolgersi di tutte le arringhe e ne daremo domani il resoconto assieme all’esito del verdetto dei giurati.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie di sabato 14/01/1888 p. 3

Corriere delle Puglie di lunedì 16/01/1888, p. 1-2
A proposito della causa dibattuta ieri davanti la Corte di Assise contro Di Mauro, De Natale ed altri di Santeramo, imputati di furto qualificato, la parola autorevole dell’avv. Giuseppe Alberto Pugliese, che è pure consigliere provinciale, ha confermato solennemente in una sala di giustizia ed al cospetto della giustizia popolare e della giustizia togata, ha confermato tutto quello che noi abbiamo scritto e scriviamo intorno alla pubblica sicurezza ed alla tranquillità pubblica nella nostra provincia. V’è questo dippiù: che alla relazione sommaria ed alla descrizione precisa delle condizioni odierne della provincia, a questa fotografia serena e rapida dello stato attuale, pel quale invano stiamo da due mesi reclamando un sollecito provvedimento, a questa sintesi fugace che fu proemio a splendida difesa della parte civile, ha servito di controllo e di sostrato tutta la tela del fatto giudiziario e del reato avvenuto a Santeramo, ha servito di controllo e di base solida non una serie di fantasie o di presunzioni, ma la verità delle cose e la serietà di avvenimenti, di cui ha creduto giusto occuparsi la giustizia.
L’Avv. Pugliese ha detto: “è inutile tacerlo, da un anno e mezzo la condizione della nostra tranquillità è della pubblica sicurezza impensierisce seriamente e deve preoccuparci. E, non si tratta di furticelli, di reati isolati determinati dalle annate tristi, no, la verità è che si tratta di vere associazioni, di veri organismi di delinquenze, libere associazioni di malfattori contro la proprietà, -associazioni che prendono a Bari il nome di mala vita, a Trani di infame legge, a Barletta altro nome strano è diverso“.
Ma l’avv. Pugliese ha aggiunto qualche cosa di più grave, che tutti quanti eravamo su quella aula abbiamo sentito, e ch’è stato tuonato alla presenza della giustizia: l’avv. Pugliese ha conchiuso questa rapida e reale fotografia delle nostre orribili condizioni con queste parole: “è inutile dissimularcelo; allo Stato la giustizia si deve dichiarare incapace molte volte di colpire gli autori e di reprimere con le pene questi colpevoli contro gli averi e di beni è la proprietà“.
Consigliere delegato, pardon prefetto De Camillis, lo sentite, comprendete questo linguaggio, che non è il nostro, che non è il linguaggio del semplice cronista o del fantasioso articolista, ma è il linguaggio di una persona officiale, di un difensore che programma tutto ciò nell’aula grande della giustizia, davanti il procuratore Regio ed il Presidente della Corte e davanti ai giurati che sono l’emanazione del popolo e rappresentano la pubblica opinione.
E se voi fingete di essere sordo, scrivete pure degli articoli di smentita a quello che oggi conosce tutta la stampa italiana; – avrete sciupato la carta e l’inchiostro, e darete la prova più evidente che questa condizione della pubblica sicurezza è orribile, che noi abbiamo detto sempre il vero, e che da parecchio tempo sfortunatamente presiedete voi a questa provincia, la quale ha il diritto di reclamare che sia rispettato il suo santo diritto alla proprietà e alla integrità personale.

CORRIERE GIUDIZIARIO
(alla Corte d’Assise)

(V. Num. 14, di sabato 14/01/1888)
Grande aspettazione Sabato scorso [14/01/1888, NdR] alla nostra Corte d’Assise e molta folla.
Ha parlato primo l’avv. Giuseppe Alberto Pugliese, uno dei rappresentanti della parte civile.
Avv . Pugliese: Deplora le condizioni della P.S. nella nostra Provincia da un anno a questa parte. Presenta con colori foschi ai giurati tutti gli imputati. Divide gli indizi raccolti dall’istruzione in collettivi e personali, e dimostra splendidamente con frase scintillante il modo come gli indizi, resi a poco a poco giganti, raggiungano e stringano come in un cerchio di ferro tutti gli imputati. Analizza la deposizione della Silletti testimone cardinale per l’accusa e la prova inconfutabile sotto tutti i rispetti.
Il Di Mauro ha confessato se stesso colpevole, epperò la chiamata in correità merita la fede dei giurati.
Finisce col domandare ai giurati un verdetto affermativo nell’interesse della giustizia offesa e della tranquillità pubblica in Santeramo.
P.M.: Esordisce dicendo che, dopo la splendida arringa del difensore della parte civile, il suo compito è molto limitato. Sostiene tutte le aggravanti del reato per la maniera, il tempo come venne consumato e per i valori involati.
Chiede per tutti un verdetto affermativo.
Avv. Bianchi: invita i giurati ad analizzare la causa con calma. Deplora anch’egli le condizioni della P.S. nella nostra Provincia.
Sarebbe interesse supremo di giustizia che l’istruzione dei processi fosse fondata e secondo gli scopi delle nostre libertà. Enuncia le fonti degli errori giudiziari. Dimostra, a base delle teoriche del Pagano, come la chiamata in correità sia un indizio di nessun valore, quando non venga suffragata da altre prove. Dimostra passo passo il mendacio della dichiarazione della sua stessa moglie. Confuta tutti gli indizi dell’accusa ed espone i risultati negativi di tutti gli atti processuali a carico del Fortunato. Sostiene l’innocenza del suo difeso dimostrata dall’alibi. Subordinatamente invoca dai giurati un verdetto affermativo sulla complicità non necessaria del Fortunato.
Avv. De Mitri: difende Di Mauro, reo confesso. Esamina le due versioni; cioè la confessione dell’accusato e la rivelazione fatta dalla di lui moglie al Clemente. Dimostra vera la confessione del Di Mauro, e false le rivelazioni della moglie, perchè figlie d’insinuazione da parte di E. Silletti ed Anna Capoccio. Dimostra mendaci i detti della Silletti e della Capoccio. Conchiude raccomandando ai giurati il Di Mauro come quegli che ha partecipato al reato, ma in maniera accessoria, in guisa che anche senza di lui il furto sarebbe stato commesso.
Avv. Suppa: Comincia col domandarsi: vi sono prove per confermare l’accusa del reato che si addebita a Felice De Natale? Se tali prove non vi sono l’obbligo dei giurati è di assolvere.
Enumera le prove di accusa e comincia dall’esaminare la chiamata di correo. La sua dichiarazione è interessata, perchè con essa tenderebbe ad allontanare sa sè ogni responsabilità. Esamina specificatamente le prove da cui il De Natale è raggiunto. Ricorda che quando si versa in causa indiziaria gli indizi devono essere non equivoci. Tutti gli indizi a carico del De Natale danno luogo a mille spiegazioni.
Dimostra come la principale testimone di accusa, la Silletti, è la migliore alleata del De Natale. Le subordinazioni, se pur si sono fatte alla Silletti, non sono state fatte nell’interesse del De Natale. Esamina tutte quelle che sono prove collettive della causa e dimostra come desse non colpiscano il De Natale. Parla degli ottimi precedenti del suo difeso.
Analizza la serietà del discarico presentato dal De Natale. Conchiude perchè, chiamato il Giurì a pronunziarsi sul De Natale, emetta un verdetto negativo.
Avv. Mirenghi. (parte civile). Risponde agli oratori della Difesa. Confuta la teoria degl’indizii così come l’ha presentata l’avvocato Suppa.
Divide gl’indizii, secondo la scuola, in necessari e non necessari. Invoca dagli oratari della difesa la risposta ad un sol quesito.
È vero che è stato commesso il furto? Se il Di Mauro è falso, perché allora il Di Mauro ha fatto i nomi degli imputati presenti e non di altri? Termina con una dimostrazione concisa della reità di tutti gl’imputati.
Avv. Balenzano. – Non vi sono prove per condannare tre sciagurati a 15 anni di lavori forzati. Analizza gli indizi messi innanzi dall’accusa a carico del Manes. Dimostra la illogicità della dichiarazione del Di Mauro. Non comprende perché al Di Mauro ultimo capitato sarebbe stata assegnata la maggior parte del bottino. La dichiarazione del Di Mauro è interessata per salvare quel tale potente che si è nascosto durante l’istruzione.
La fonte donde ha origine la dichiarazione della Spelluto è impura, perché resa dopo un giorno di carcere.
Risponde al quesito posto dal Mirenghi con ricordo di altri processi istruiti sulla chiamata del correo e poi smentiti da lo scoprimento degli autori. Se i giurati non devono motivare il loro voto nella cartella che si pone nel urna, hanno il dovere di motivarlo innanzi alla loro coscienza. Ed il Di Mauro non ha diritto d’imporsi alla coscienza di gentiluomini perché il Di Mauro fa orrore. Il risultato di un verdetto affermativo significa che il detto del Di Mauro possa essere base di una condanna.
Viene a scalzare con una logica stringente la deposizione della Silletti. Non è possibile che la Panserini abbia potuto fare delle rivelazioni su di un reato al quale avea partecipato il marito.
Conchiude: prove dirette? No. Non si sa che la sola chiamata di correo, provata bugiarda, dopo di che non vi sono che soli sospetti e induzioni.
Esorta i giurati a tranquillare le loro coscienze assolvendo i prevenuti.

Il Verdetto
I giurati hanno risposto affermativamente a tutte le questioni, concedendo a tutti, meno al Di Mauro, le attenuanti.
La Corte condanna il Di Mauro ad anni 8 di reclusione, il Fortunato e il De Natale a 5 anni ed a 7 anni il Manes.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie di lunedì 16/01/1888, p. 1-2

Riguardo l’identità di Felice Clemente ci sono pochi elementi per identificarlo, tuttavia il nome non è molto comune. L’età e la professione che ho individuato in altri documenti anagrafici porterebbero a pensare che Felice Clemente fosse un santermano nato nel 1839. Potrebbe essere quindi il figlio di Erasmo Clemente e Clementina Gallo

Famiglia Clemente – Gallo

Era benestante svolgendo la professione di ebanista. A 41 anni sposò la ventiquattrenne Lucia Teresa Gallo, civile. Ebbero diversi figli, e il furto venne eseguito quando i bambini erano ancora molto piccoli.

Fonti consultate

Corriere delle Puglie di sabato 14/01/1888 p. 3
Corriere delle Puglie di lunedì 16/01/1888, p. 1-2

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