Come uscire indenne dall’accusa di omicidio

Non è cosa nuova l’idea di puntare sull’incapacità di intendere e volere per scagionarsi da un’accusa.

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In Corte d’Assise

All’udienza del 21 dicembre si è trattata l’ultima causa della quindicina, in Corte di Assise: imputato Francesco Stasolla, pastore da Santeramo che, nel marzo del 1925, aveva ucciso nell’agro di Laterza, un suo compagno a colpi di scure. Il fatto aveva note di brutalità cieca e selvaggia; ma la difesa guardò la causa da un punto di vista soggettivo, mirando a lumeggiare la figura dello Stasolla come quella di un minorato della psiche.
L’avv. Pietro Di Mase, difensore dell’imputato, pronunziò un’ arringa interessantissima, nella quale, traendo argomenti dalle stesse emergenze più fosche del processo e colla scorta di autori, mise in rilievo le anomalie psico-mentali dello Stasolla. I giurati concessero, infatti, il vizio parziale di mente, la provocazione e le attenuanti generiche. E la pena di soli tre anni e mesi quattro di reclusione, di cui due anni condonati, permise allo Stasolla di essere rimesso subito in libertà.

tratto e adattato da La voce del popolo, 24/12/1926

Fonti consultate

La voce del popolo, 24/12/1926

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