Corte d’Assise di Bari
Ieri, davanti la Corte d’Assise di Bari, presieduta dal cav. uff. Adolfo Forte; Pubblico Ministero il cav. Tozzoli; cancelliere Grima; comparve Maria Gaetana Lassandro, sotto la imputazione di avere in agro di Santeramo, il 20 maggio 1920, sommerso il proprio genitore Oronzo Lassandro in una piscina, a fine di ucciderlo con premeditazione, compiendo così quanto era necessario a produrre la morte del medesimo, che non avvenne per circostanze indipendenti dalla volontà dell’autrice; nonché di avere inferso a fine di uccidere, contro il proprio padre Oronzo due colpi di roncola alla regione anteriore del collo, che produssero lesioni donde derivò la morte.
Sostiene l’accusa che Oronzo Lassandro, sessuagennario ed infermo di artritismo veniva spesso a briga con le persone di famiglia, specie con la moglie e con la figlia Maria Gaetana, la quale anziché compatirlo, covava contro lo stesso odio, che degenerò nel proposito di ucciderlo, ed infatti, nel 20 maggio 1920, trovandosi ella nel fondo in contrada Montefreddo in agro di Santeramo, unitamente al padre, fingendo di esserle caduto in una piscina un fazzoletto, pregò l’altro di recuperarglielo, ma mentre l’Oronzo stava guardando nella piscina, la snaturata figlia gli diede una spinta facendolo cadere. Fortuna volle però che l’altro, arrampicandosi a talune pietre sporgenti riuscisse a salvarsi ma la Maria Gaetana, di ciò avvedutasi, con un’altra spinta, lo fece nuovamente ivi cadere. Se non che trovatosi a passare il contadino Nicola Giandomenico, la detta Maria Gaetana, fingendo che il padre fosse casualmente caduto nella piscina, lo pregò di aiutarla a trarlo a salvamento, ma, non appena esso Oronzo ne fu estratto, tosto si conquestò col Giandomenico della malvagità della figliuola perpetrata in suo danno.
Tal fatto non fu denunziato ad alcuna autorità, ma la Maria Gaetana Lassandro, spiacente di non essere in sì pravo disegno riuscita, pensò subito vendicarsi altrimenti, ed in capo a due giorni, rimasta sola in casa col genitore, si rinchiuse con costui, e, dopo averlo percorso reiterate volte sul capo, gli inferse due colpi di roncola alla regione anteriore del collo, recidendogli grossi vasi nonché la laringe, sicché quell’infelice dopo poche ore cessò di vivere. Scassinata quindi la porta, veniva ella sorpresa ed arrestata, mentre col ributtante cinismo lavava le sue mani lorde del sangue di quella vittima.
Dopo la costituzione della giuria il difensore avv. Rotondo chiese che il presidente ordinasse l’internamento della Lassandro in un manicomio criminale per accertare le sue condizioni mentali preesistenti ed attuali, non potendo fare stato la cartella clinica trasmessa dal manicomio di Aversa ove la Lassandro fu mandata per semplice osservazione e cura. Il P.M. avv. cav. Tozzoli chiese rigettarsi l’istanza della difesa giacché la Lassandro fu dichiarata dai psichiatri guarita.
Il presidente cav. Forte ritiratosi nella camera di deliberazione e dopo circa mezz’ora dette lettura della seguente ordinanza:
Poiché il ricovero nel manicomio della Lassandro avvenne posteriormente alla sentenza di rinvio a giudizio;
poiché nessun giudizio peritale nelle forme di legge venne dato a riguardo di essa Lassandro sul suo stato mentale all’epoca del commesso reato;
poiché è l’unico elemento del suo stato mentale dato dalla cartella clinica redatta il 30 Aprile 1922 in Aversa;
poiché è durante i 16 mesi del ricovero nel manicomio di essa Lassandro, come risulta dalla cartella clinica si accenna probabilità di malattia mentale;
poiché sullo stato mentale della Lassandro il procedimento tenuto non offre quelle garanzie volute dalla legge nell’interesse sia della difesa che della giustizia, per cui rendesse necessario che essa Lassandro venga sottoposta ad una regolare perizia psichiatrica per cui, tutelandosi i diritti della difesa, si assodi il suo stato di responsabilità o irresponsabilità totale o parziale all’epoca dei reati da lei commessi, assodando come la difesa chiede, i precedenti atavici, e lo stato psicopatico, epilettico, o idiozia precedenti al reato all’epoca del reato stesso,
per tali motivi ordina che Maria Gaetana Lassandro venga ricoverata in un manicomio criminale per essere sottoposta a perizia psichiatrica per rassodarsi quanto sopra si è detto.
In seguito di ciò la causa venne rinviata a nuovo ruolo.
tratto e adattato da La Gazzetta di Puglia, 31/01/1923, p. 2