Vitalina Lassandro, donna della Resistenza

Vitalina Lassandro nacque il 4 luglio 1927 a Santeramo. Si trasferì con i genitori e gli altri quattro fratelli a Torino dove il padre trova lavoro alla Fiat. Vediamo cos’altro ci è dato sapere anche grazie ad una video-intervista registrata il 9 ottobre 1989.

In guerra senza armi: storie di donne: 1940-1945, Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Laterza, 1995

[…] una casermetta così e cosà“. “Ah, sì? Non lo sapevo, allora signora le scrivo un biglietto, la occupi e vada lì come custode“. E’ stata una cosa strepitosa, noi pigiati in pochi metri quadri e poi questa casermetta bellissima.
A parlare è Vitalina Lassandro, che ha vissuto dal punto di vista di una ragazzina le trasformazioni degli anni Trenta […]

tratto e adattato da In guerra senza armi: storie di donne: 1940-1945, Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Laterza, 1995

Notizie della Regione Piemonte, marzo 1995, pag. 7
[…] Derivato dalla ricerca “Donne, guerra, memoria”, il video è stato realizzato in collaborazione con l’Archivio cinematografico della Resistenza dall’Istituto storico della resistenza in Piemonte, che lo ha affidato ad Anna Gasco: raccoglie 28 interviste a donne comuni partigiane.
Ne è derivato un racconto corale sulla vita in Piemonte dal 1940 al 1945, con riferimenti a diversi aspetti: tra gli altri, la vita quotidiana sotto le bombe, l’impatto con la guerra e lo sfollamento, ma anche le cose di tutti i giorni come cucirsi un vestito, i momenti forti della vita come sposarsi e partorire, o ancora l’approvigionamento, come in un’intervista Vitalina Lassandro, di Torino

Toccava sempre alle donne mettere qualcosa in pentola

oppure episodi riferiti all’amore e al sesso.

tratto e adattato da Notizie della Regione Piemonte, marzo 1995, pag. 7

La guerra alla guerra. Storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945, Anna Gasco (cur.), Torino, Seb27, 2007, (libro + Dvd)
Nasce a Santeramo, in provincia di Bari, nel 1927. Il padre, piccolo impresario edile, conosciuto in paese come antifascista, con la moglie e i cinque figli emigra a Torino dove diventa operaio Fiat. Con la vendita della casa di Santeramo la famiglia fa fronte ai disagi del periodo bellico. A quattordici anni Vitalina viene assunta come operaia alla Caesar, azienda di prodotti sartoriali. Nel novembre 1942, quando la madre sfolla con i bambini più piccoli a Santeramo dove rimarrà fino al luglio del 1943, Vitalina si licenzia e sfolla a La Loggia col padre e il fratello operaio alla Riv. Al ritorno la madre chiede e ottiene dalla Guardia nazionale repubblicana il permesso di occupare con la famiglia la casermetta di La Loggia rimasta deserta e Vitalina svolge numerosi lavori saltuari prevalentemente in sartorie artigianali a Torino. Nel dopoguerra consegue la licenza commerciale e inizia a lavorare in una piccola fabbrica dove fa parte della commissione interna. Iscritta al sindacato abbigliamento, comincia a occuparsi di reclutamento e propaganda, fino a diventare funzionaria. Nel sindacato chimici conosce il futuro marito, anch’egli funzionario. Si sposa nel 1953. Smetterà di lavorare per allevare le figlie.

tratto e adattato da La guerra alla guerra. Storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945, Anna Gasco (cur.), Torino, Seb27, 2007, [libro + Dvd]

Guerra alla guerra: le donne nella Resistenza italiana, Laura Coci, Milano, 9 marzo 2003

Altro distinguo forte e significativo è la pietasAda Gobetti cerca il turbamento sul viso del figlio davanti alla morte del nemico (guai, se non ci fosse) e Vitalina Lassandro, a proposito delle uccisioni, afferma che

non avere disgusto di queste cose significherebbe non avere sensibilità neanche per il bene

tratto e adattato da Guerra alla guerra: le donne nella Resistenza italiana, Laura Coci, Milano, 9 marzo 2003

La resistenza delle donne, Evelina, 23 aprile 2011

La Resistenza delle donne fu questo: una sorta di maternage nei confronti della civiltà dei rapporti e delle cose, ma anche le armi, la clandestinità, l’opera preziosa delle staffette, spesso giovanissime.
L’8 settembre 1943, a Roma, alla madre che le chiede “Ma che ci va a fare una donna?”, Carla Capponi risponde che “Donne e uomini sono tutti utili”. Ma “non mi è mai piaciuto vedere gli altri cadere, anche se erano il nemico”, scrive Laura Seghettini; Vitalina Lassandro, a proposito dei morti, anche nemici, afferma che “non avere disgusto di queste cose significherebbe non avere sensibilità neanche per il bene”.

tratto e adattato da La resistenza delle donne, Evelina, 23 aprile 2011

Vitalina Lassandro si sposa nel 1953 prendendo il secondo cognome Cunioli. Smetterà di lavorare per allevare le figlie.

Fonti consultate

La guerra alla guerra. Storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945, Anna Gasco (cur.), Torino, Seb27, 2007, [libro + Dvd] La guerra alla guerra. Storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945 (con DVD), Biblioteca Nazionale di Napoli, p. 5
Guerra alla guerra: le donne nella Resistenza italiana, Laura Coci, Milano, 9 marzo 2003
La resistenza delle donne, Evelina, 23 aprile 2011
Notizie della Regione Piemonte, marzo 1995, pag. 7
In guerra senza armi: storie di donne: 1940-1945, Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Laterza, 1995

 

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