Il suocero da portare all’ospedale e la nuora

Saverio La Sorsa è stato uno dei più grandi studiosi di folklore pugliese. Nacque a Giovinazzo nel 1877 ma visse per lo più a Molfetta. Il suo interesse si è principalmente concentrato sul patrimonio novellistico della sua regione e durante la sua vita è riuscito a dare alla luce due volumi di Fiabe e novelle del popolo pugliese negli anni 1927-28 e un terzo nel 1941, potendo contare su ben 128 testimoni diretti e 12 raccoglitori di testimonianze. Edizioni di Pagina nel 2014 ha ripubblicato in un volume unico tutti i 287 testi raccolti in più di 90 località della regione, dal Gargano al Salento, trascritti sia nei dialetti originali che con traduzione a lato. Saverio La Sorsa morì nel 1970, ma la sua opera la possiamo ancora oggi rileggere grazie al volume omnibus in cui è presente anche un racconto santermano.

Fiabe e novelle del popolo pugliese, Saverio La Sorsa, Edizioni di Pagina, p162-164
Il suocero e la nuora

Narrata da Giovanni Ladisa di Santeramo

C’era una volta una famiglia composta dal marito, dalla moglie e dal suocero di lei. La donna, essendo di cuor duro e di temperamento nervoso, mal sopportava il povero vecchio malandato e bisognoso di tutte le cure necessarie alla sua tarda età. Avvenivano tutti i giorni dissidi in casa, accesi dalla cattiva donna, che il marito non aveva la forza di dominare, e tutti i giorni si passavano amaramente.
Per farla finita il buon uomo, istigato sempre più dalla moglie intollerabile, decise di portare il proprio padre all’ospedale. Grande dolore era per lui il dover quasi scacciare di casa colui che gli aveva dato la vita e che lo aveva allevato e frenato durante la giovinezza spensierata. Suo padre aveva fatto tanto per lui, ed ora era questa la gratitudine che gli serbava! Ma egli non aveva più la forza di contrastare con la moglie, di cui era divenuto schiavo.
Un giorno si mise sulle spalle il corpo tremante e gracile del vecchio, e s’incamminò verso l’ospedale. Dopo un certo cammino, stanco, si fermò vicino ad un masso di pietra, che era situato lungo la via. Non appena fu seduto, il vecchio scoppiò in dirotto pianto. Il figlio meravigliato e commosso gli domandò perchè fosse tanto sconfortato, e quegli rispose: “Vent’anni fa anch’io mi fermai a questo sasso col corpo di mio padre sopra le spalle; anch’io fui costretto da mia moglie ad allontanarlo di casa e a portarlo all’ospedale!“. Non disse altro, e continuò a piangere amaramente.
Il figlio meditò un poco sulle parole del padre e poi, risolutamente postolo sulle spalle, lo riportò a casa, pronto ad affrontare qualunque litigio con la moglie pur di non compiere un’azione che ripugnava al suo cuore.
Quando la donna vide tornare i due, fu presa dalle furie, e non risparmiò grida, improperi e scenate al marito; ma questi sopportò tutto con pazienza e rassegnazione, lieto in cuor suo di non macchiarsi della colpa d’ingratitudine.

tratto e adattato da Fiabe e novelle del popolo pugliese, Saverio La Sorsa, Edizioni di Pagina, p. 162-164

Di questo racconto è riportata anche la versione scritta in dialetto santermano. Il volume Fiabe e novelle del popolo pugliese è presente in libreria oppure prenotabile.

Fonti consultate

Fiabe e novelle del popolo pugliese, Saverio La Sorsa, Edizioni di Pagina, 2014, p. 162-164

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