Il duplice omicidio del 1895

Nell’estate del 1895 un grave fatto di cronaca scosse Santeramo e il circondario, sia per l’efferatezza e sia per i nomi delle due vittime: il direttore della scuola elementare e un proprietario benestante. Di seguito trascrivo quanto scritto in diverse edizioni del Corriere delle Puglie. Nella prima notizia vengono fornite informazioni sommarie e in parte non corrette, poi rettificate del tutto nella seconda notizia. Utilizzo il testo in colore grigio per indicare le informazioni rettificate, e ho allegato anche le immagine degli atti di morte che sono riuscito a trovare. Nell’articolo di maggio dell’anno dopo viene dato un nome definitivo all’assassino, noto come il brigante Eustachio ChitaChitaridd. Al giorno d’oggi le prove addotte non verrebbero considerate sufficienti ma Chitaridd venne ritenuto colpevole anche di numerosi altri delitti. Ed infine anche una interrogazione parlamentare sulla vicenda.
Altra curiosità riguarda un mezzo tecnologico presente a Santeramo nel XIX secolo: il telefono. Questo viene citato solo nel primo articolo, mentre nel secondo, quello delle rettifiche, non viene più menzionato. Che si sia trattato di un malinteso del giornalista oppure era già utilizzato in città?

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Atroce assassinio

Il 4 agosto, ad 8 chilometri da Santeramo in Colle (Bari) vennero orribilmente assassinati il prof. Geremia Petrera, direttore didattico di Santeramo, ed il signor Pasquale Intrito, della stessa città. Entrambi erano irriconoscibili. Il prof. Petrera aveva 18 ferite di scure e pugnale, con tracce evidenti di forte collutazione. Non si conoscono gli autori e s’ignora la causa del misfatto.

tratto e adattato da Atroce assassinio, Il Risveglio Educativo, Tip. Bernardoni, 1894, p. 308

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Il duplice assassinio di Santeramo

Geremia Petrera, foto elaborata con MyHeritage e colorize.cc

Ieri [lunedì 05/08/1895, NdR] ci giunse notizia di un orrendo misfatto avvenuto a Santeramo in Colle, che è costato la vita al prof. Geremia Petrera ed al sig. Pasquale Intrito.
Le cose, per quanto ci si riferisce, sarebbero andate così:
Ad occasione della fiera di Matera, i signori Geremia Petrera e Pasquale Intrito si erano combinati per recarvisi insieme, ed infatti ier l’altro [domenica 04/08/1895, NdR] partirono da Santeramo in Colle sopra uno sciarabà nelle ore del pomeriggio.
A circa otto chilometri da Santeramo essi sono stati aggrediti ed entrambi assassinati.
Si è rinvenuto il cadavere del signor Geremia Petrera crivellato di ferite di scure e di pugnale: ad una considerevole distanza più oltre, si era fermato lo sciarabà, nel quale giaceva il cadavere del sig. Pasquale Intrito il quale aveva ricevuto alle spalle una scarica di fucile, che lo aveva colpito al cuore e fulminato.
Parrebbe che gli aggressori abbiano dapprima colpito il sig. Pasquale Intrito con quella fucilata, e che allora il Geremia Petrera sia sceso e venuto a colluttazione con essi, perchè se ne rilevano le tracce dal colletto strappato dalla camicia e dalla distanza del cappello cadutogli di capo: nella colluttazione egli ha dovuto soccombere, perchè ferito in modo barbaro nel capo e su tutta la persona.
Ci si dice pure, che un guardiano privato del cav. Patroni Griffi de Laurentiis abbia sentito il colpo di fucile, sia accorso ed abbia visto fuggire due persone, senza riuscire a conoscerle. Egli avrebbe rinvenuto boccheggiante il sig. Petrera e per mezzo del telefono, avrebbe dallo stabilimento enologico De Laurentiis dato avviso in città del grave delitto. Quali le cause probabili di questo brutale assassinio?
Il Geremia Petrera e il Pasquale Intrito erano cittadini pacifici e stimati, non acceutuati nelle gare dei partiti, e perciò generalmente stimati.
Non si esclude quindi che gli assassini siano stati mossi dalla cupidigia di spogliare il Pasquale Intrito di somme, che certamente egli portava addosso per la fiera, tanto più che egli è proprietario benestante. Si pensa pure a qualche vendetta privata.
Ma sin ora si è nel mistero, e speriamo che la Giustizia saprà scovrire gli assassini.
Il prof. Geremia Petrera, fratello al nostro egregio amico comm. Daniele Petrera, era direttore delle scuole comunali di Santeramo: era persona colta, e da poco aveva passato la quarantina.
Il signor Pasquale Intrito era stato testè eletto consigliere comunale, ed era stato portato nella lista del partito De Laurentiis.
Daremo, come giungeranno altri particolari.

tratto e adattato dal “Corriere delle Puglie” di martedì 06/08/1895, p. 3

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DA SANTERAMO

6 agosto. Ancora del duplice orrendo assassinio. Posso darvi più esatte e dettagliate notizie sul duplice ed orrendo assassinio qui avvenuto alle ore 17 del giorno 4 corrente mese, in persona del prof. Geremia Petrera e del consigliere comunale sig. Pasquale Intrito, e ciò pure in parziale rettifica di quanto codesto giornale ha pubblicato sinora in proposito.

Atto di Morte di Geremia Petrera
Atto di Morte di Geremia Petrera

Dalle tracce materiali del delitto è risultato che la morte del Geremia Petrera e del Pasquale Intrito avvenne a seguito di un colpo di fucile esploso contro ciascuno di essi. I colpi ad entrambi furono tirati alla schiena, a brevissima distanza, e con cariche miste di palle e pallottoline così dette squartature. L’arma adoperata doveva essere un fucile a bacchetta, perchè nelle ferite se ne rinvennero gli stoppacci, ed il fucile doveva essere a due canne per la identità dei proiettili e delle speciali caratteristiche delle ferite.
Ciò importa che probabilmente un solo sia stato l’assassino, anche perchè, da persone che sopravvennero in altra vettura e da altre che si trovavano nelle adiacenze, fu visto fuggire precipitosamente attraverso i fondi ed alla direzione di Santeramo un solo individuo, del quale non si conobero le sembianze ma che era vestito d’abiti piuttosto oscuri e con cappello a cencio.
Da parecchi furono udite le due detonazioni, che si seguirono col brevissimo intervallo di pochi minuti secondi.
Il posto dove avvenne la proditoria aggressione dista circa cinque chilometri dall’abitato di Santeramo: il prof Geremia Petrera fu rinvenuto boccheggiante per terra da un fattore del cav. De Laurentiis (un tal Capozzi, che sopravvenne sopra una vettura, insieme ad altri, e che era pur diretto alla fiera di Matera), aveva le braccia distese ed i pugni stretti per le contrazioni della morte.

Atto di Morte di Pasquale Intrito
Atto di Morte di Pasquale Intrito

Alla distanza di circa 300 metri, ancora seduto sullo sciarabà, era il cadavere del sig. Pasquale Intrito, il qualeaveva nella mano destra una delle redini, periocchè il cavallo erasi ripiegato sulla destra della via e si era soffermato presso la pariete.
Grassazione o vendetta?
Queste le due ipotesi affacciatesi subito alla mente di ciascuno. Ma per le circostanze anzidette esula il sospetto di una grassazione, sovratutto perchè agli aggrediti non fu involato nulla, ed anche perchè si sapeva che il Pasquale Intrito si recava alla fiera di Matera per vendere alcuni suoi animali e non per comprarne, ciò che escludeva la possibilità che portasse considerevoli valori addosso, ed infatti egli non portava in una borsetta da viaggio che L. 10 in moneta: d’altra parte il Geremia Petrera non era persona facoltosa, perchè viveva con lo stipendio di direttore didattico.
Tanto più esula la possibilità della grassazione, se si assoda che l’aggressore fu un solo e non più, imperocchè non sarebbe verosimile che, per compiere una così grave grassazione contro due persone giovani e robuste, un solo individuo vi si dedicasse, e di pieno giorno. Perciò questa ipotesi ora viene da tutti eliminata, e per le circostanze predette, si pensa che trattisi di vendetta personale.
E che fu vendetta si trattasse risulterebbe dal fatto che, per il percorso dei proiettili e per la situazione dei luoghi, la prima fucilata sarebbe stata esplosa contro il Geremia Petrera e non contro il Pasquale Intrito dall’assassino, che si era dovuto forse appiattare sotto un adiacente ponte.
Circa l’autore del terribile misfatto regna sinoggi il più fitto mistero, e (se le indagini proseguono vaghe, disordinate e cieche, come sino a questo momento) non si verrà a capo di nulla.
Occorrerebbe invece la massima abilità, una straordinaria diligenza ed energia e somma premura, perchè, ad ogni istante che passa inutilmente, le tracce del delitto possono più agevolmente dileguarsi.
Sarebbe salutare la presenza di qualche abile funzionario di polizia, espertissimo ed accorto, per rintracciare possibilmente il colpevole, giacchè la coscienza pubblica rimarrebbe tristemente scossa se il barbaro assassinio di due onesti e stimati cittadini rimanesse impunito dalla giustizia umana.

tratto e adattato dal “Corriere delle Puglie” di giovedì 08/08/1895, p. 3

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DA SANTERAMO

Santeramo 12 – Il duplice assassinio e la sicurezza pubblica – (X) Gli assassinii avvenuti il 4 corrente mese gettano nello sgomento la popolazione di Santeramo, e forse è stato questo uno dei moventi già raggiunti dall’assassino, giacchè è ormai opinione generale che trattisi di vendetta personale acutizzata da ira di parte.
E’ addirittura sfatata, perchè inverosimile ed assurda, la ipotesi di un assassinio per rapina, sia perchè di pieno giorno e su di una strada frequentata un solo individuo non avrebbe osato tanto, in considerazione pure che per compiere la rapina occorreva alquanto tempo, sia perchè con la precedente duplice esplosione di arma da fuoco si sarebbe richiamata l’attenzione di qualcuno e sarebbe mancato il tempo per compiere la rapina sia perchè l’autore avrebbe portato via o almeno rovistato due borsette da viaggio che presumibilmente potevan contenere valori. E, giacchè non stanno ai tempi del brigantaggio, non è possibile che, per una preda d’incerto frutto, un malvivente avesse avuto tanta ferocia ed audacia da cominciare con l’assassinare due persone.
La stampa ebbe già a deplorare nei primi giorni del misfatto l’insufficienza delle indagini atte allo scovrimento dell’autore: e purtroppo aveva ragione. Se, grazie all’energia del Consigliere delegato cav. Gigliesi, non fosse qui venuto l’intelligente e solerte ispettore di P.S. cav. Caruso, il quale nel brevissimo tempo che è potuto qui permanere, ha saputo sagacemente cumulare egli solo una serie di dati che, coltivati proseguiti, potrebbero portare alla scoverta del colpevole, saremmo addirittura nel più impenetrabile dei misteri.
Ma la fiducia entrata nella coscienza pubblica mercè la presenza e l’opera di questo bravo funzionario, è poi venuta meno, quando egli, per ragioni di ufficio ha dovuto raggiungere codesta residenza perchè da allora siamo ripiombati nella primitiva indolenza ed apatia.
Non voglio dire dippiù: ripeto che la fiducia è scarsa, perchè alle indagini fatte dall’Ispettore di P.S. non si è tato urgente corso e razionale sviluppo.
Ma è proprio vero che la giustizia e la sicurezza pubblica in questa nostra provincia di Bari siamo a tal punto ridotte sa essere impotenti a colpire gli autori di così orrendi misfatti? O saremo costretti, per tema di essere massacrati magari sulla pubblica piazza, a a rinchiuderci perennemente nelle nostre case?
Trattisi di assassinio per vendetta ovvero, ciò che sembra escluso, per rapina, è dovere delle autorità di scovrire l’autore e queste ricerche devono essere fatte con mezzi straordinariamente efficaci, con sacro zelo ed acume e senza soffermarsi ai primi conati.
Ci vuol poco a chiudere un processo di assassinio con la formula di autori ignoti, in tal maniera non si soddisfa il bisogno dell’umana convivenza, per la quale è istituita la giustizia sociale.

tratto e adattato dal “Corriere delle Puglie” di mercoledì 14/08/1895, p. 2

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Per i fatti di Santeramo

E’ partito alla volta di Santeramo il delegato Chirico per proseguire le indagini circa il duplice assassinio colà avvenuto.
Siamo sicuri che l’intelligente e solerte funzionario saprà scovrire gli autori dell’orribile misfatto e li vorrà assicurare alla Giustizia.

tratto e adattato dal “Corriere delle Puglie” di domenica 18/08/1895, p. 3

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Per il duplice omicidio di Santeramo

In seguito alle indagini praticate in Santeramo dall’egregio Ispettore di P.S. cav. Caruso, si sono raccolti indizi a carico del sarto Leonardo Sette di Santeramo, quale sospetto esecutore materiale del duplice omicidio Petrera-Intrito. Leonardo Sette per mandato di cattura emesso dall’Autorità giudiziaria, venne arrestato domenica scorsa in Santeramo dal delegato Chirico e dai locali carabinieri.
Siamo compiaciuti di questo arresto, che fa rinascere la fiducia dei santermani nella P.S. la quale è venuta a capo di qualche cosa e lascia a sperare che saprà scovare, se ve ne sono, gli altri autori del tremendo delitto.
Intanto sappiamo che l’istruttoria del processo procede alacremente e vogliamo sperare che questo delitto non rimanga impunito.

tratto e adattato dal “Corriere delle Puglie” di mercoledì 21/08/1895, p. 3

Corriere-delle-Puglie

[…] Fra gli omicidi qualificati ve ne è uno che preoccupò molto l’opinione pubblica per la qualità delle persone assassinate, per la sicurezza e prontezza dimostrata dall’assassino, per il tempo e il luogo in cui il delitto fu consumato. Avvenne in Santeramo verso le 5 pom. del 4 settembre a soli cinque chilometri dall’abitato. Due possidenti, il prof. Geremia Petrera e Pasquale Intrito si recavano alla fiera di Matera sopra un biroccino, quando furono aggrediti alle spalle e colpiti a morte quasi a bruciapelo da proiettili che paiono appartenere alla stessa arma. […]

tratto e adattato dal “Corriere delle Puglie” di sabato 11/01/1896, p. 2

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Dalla Basilicata

Eustachio Chita detto Chitaridd
Eustachio Chita detto Chitaridd

DA MATERA 7 maggio (Seguito alla corrispondenza di ieri). A complemento delle notizie inviatevi ieri sull’assassino dell’avv. Lorenzo Carlucci di Altamura, riconosciuto giorni sono in persona della sua volta assassinato Eustachio Chita, mi fo premura oggi inviarvi queste altre notizie, oramai accertate che svelerebbero cose e fatti finora rimasti assolutamente ricoperti da un fitto velo, che li avrebbe per chissà quanto altro tempo tenuti calati alla giustizia ed al pubblico interesse, se il dito del diavolo non lo avesse d’un subito squarciato:
Avvenuto che fu l’omididio di Eustachio Chita, la giustizia, come già sapete, procedette immediatamente all’arresto di una vera banda di malfattori, composta in massima parte dagli stessi parenti di Eustachio Chita, il quale sembra che fosse stato vittima del coltello dei suoi compagni per aver tenuto per tempo nascosto alcuni oggetti provenienti da furti diversi consumati in danno non solo del nominato e compianto avvocato Lorenzo Carlucci, quanto di altri che erano imprevedutamente caduti sotto il piombo omicida.
Ed è di questi altri di cui proprio io intendo parlarvi, prima perchè finalmente ora che la matassa si è sciolta, tenere ancora celati fatti, che per qualche momento furono addebitati a questioni di partito e personali, non sembra più conveniente, e poi perchè le persone di cui intendo oggi parlarvi tennero per parecchio tempo desto l’interesse della intera nostra provincia.
Ricorderete, perchè ancora la memoria non ha potuto cancellarlo, il triste e fatale assassinio che colpì d’un colpo e spense, come un baleno, quelle ancor giovani vite di Geremia Petrera e Pasquale Intrito i quali furono sorpresi a poche miglia da Santeramo, mentre si recavano sopra uno char à bane alla fiera di Acquaviva e d’un tratto colpiti a morte d’un piombo, la cui provenienza restò nell’ignoto, dileguandosi, dirò così, fra le immense masse di pietre che costituiscono le nostre murge.
Ebbene, oggi è accertato, per alcuni riconoscimenti di oggetti trovati, e che si appartenevano al prof Geremia Petrera, che l’assassino fu anche Eustachio Chita, di cui nella mia corrispondenza di ieri.
E, siccome da cosa nasce cosa, così si è venuto a conoscenza anche con lo stesso mezzo che il Eustachio Chita fu pure l’uccisore dell’avv. Francesco Nicola Marone e di un sacerdote, di cui tanto si parlò, e del quale ora non mi viene in mente il nome.
E tutto ciò per avere riavuto sull’assinato Eustachio Chita un portafogli ed un pettine da barba di Geremia Petrera, ed un effetto cambiario di Francesco Nicola Marone, segni evidenti questi, che costituendo oggetti di refurtiva, essendosi trovati in possesso di Eustachio Chita istesso, per impossessarsene dovette ricorrere al piombo della sua carabina.
Potrebbe pure essere altrimenti ma finora essendo soltanto questo risultato più certo dalle indagini fatte, fino a prova in contrario noi riterremo Eustachio Chita autore di tutti gli omicidi commessi nei nostri paesi così barbaramente in questi ultimi tempi e dei quali tutto, che avesse potuto spiegarli, era rimasto nell’ignoto più assoluto.
Intanto io, sapendo meglio altri fatti ed altre versioni, non mancherò di tenervene prontamente informati.

tratto e adattato dal “Corriere delle Puglie” di sabato 09/05/1896, p. 2-3

Interrogazione parlamentare del 3 giugno 1896

Presidente. Viene ora l’interrogazione dell’onorevole Torraca al ministro dell’ interno “sulle non buone condizioni della pubblica sicurezza nella città di Matera”.
L’onorevole sotto-segretario di Stato per l’interno ha facoltà di parlare.
Sineo, sotto-segretario di Stato per l’interno. Risponderò all’onorevole Torraca che effettivamente per il passato le condizioni della sicurezza pubblica del Comune di Matera non erano troppo soddisfacenti. Specialmente due grandi misfatti avevano impressionato quelle popolazioni. Il primo, avvenuto fin dallo scorso luglio, aveva prodotto una grande impressione e fu l’assassinio di un possidente di quel paese, il signor Lorenzo Carlucci. Più recentemente avvenne un altro misfatto e fu l’omicidio, qualificato da rapina, dell’avvocato Francesco Nicola Marone. Mentre si facevano indagini per iscoprire gli autori di questi due delitti, accadde che 3 pecorai aggrediti da un malvivente, per legittima difesa uccisero l’aggressore. Questo aggressore era un certo Eustachio Chita. L’uccisione di costui fu molto benefica per le indagini della giustizia. Infatti si è potuto molto facilmente constatare che Eustachio Chita era l’autore di quei due misfatti, come pure l’autore di altri misfatti avvenuti nelle provincie limitrofe di Lecce e di Bari. Naturalmente agli uccisori di Eustachio Chita fu accordata la libertà provvisoria; e dopo questa uccisione le condizioni della sicurezza pubblica nel comune di Matera possono dirsi non solamente migliorate, ma normali; e riteniamo che anche la popolazione sia ora pienamente rassicurata.
Presidente. Ha facoltà di parlare l’onorevole Torraca.
Torraca. Ringrazio il sotto-segretario di Stato degli schiarimenti fornitimi, ma non posso dichiararmi completamente soddisfatto. Veda, onorevole sotto-segretario di Stato! Si deve puramente al caso se gli autori dei misfatti e degli assassini! che funestarono la città di Matera siano stati scoperti: non si deve in nessun modo alla vigilanza, all’accorgimento dell’autorità di pubblica sicurezza. Ora la scoperta del reo, dovuta al caso, non ha potuto rassicurare quella cittadinanza, nulla facendo sperare che con le stesse autorità di pubblica sicurezza, le quali si sono dimostrate in verità molto fiacche e inabili, le condizioni della pubblica sicurezza abbiano ad essere migliorate.
Ciò che è avvenuto, ripeto, se il reo fu scoverto, non è stato per merito della pubblica sicurezza; e forse per demerito di essa è avvenuto che i misfatti si siano ripetuti. Senza il caso, l’autore di quei reati sarebbe rimasto sconosciuto, per perpetrarne altri. Io quindi prego l’onorevole sotto-segretario di Stato, ringraziandolo ancora per quello che ha detto, di portare tutta la sua attenzione sul personale al quale è affidata la pubblica sicurezza nella città di Matera, città tranquilla, città pacifica, che altro non desidera se non che sia garantita la sua quiete, la sua tranquillità. E credo che qualche cosa ci sia da fare. Raccomando ciò vivamente.

tratto e adattato dagli Atti Parlamentari 5125, Camera dei Deputati, di mercoledì 03/06/1896, p. 5

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Sul luogo del delitto sulle curve della strada provinciale Santeramo-Matera, nel 1898, venne collocata una pietra commemorativa su cui furono lasciate scolpite queste parole a memoria delle due vittime:

Alla memoria di P. Intrito e G. Petrera assassinati da efferato grassatore nel pomeriggio del 4 agosto 1895. Parenti e amici questo masso posero“. MDCCCXCVIII

Presso la scuola elementare Umberto Primo si trova una lapide dedicata a Geremia Petrera apposta nel 1902:

A Geremia Petrera maestro ed educatore cui fu la scuola apostolato unica ricompensa il dovere. Gli insegnanti di Santeramo memori” MCMII

Fonti consultate

Corriere delle Puglie” di martedì 06/08/1895, p. 3
Corriere delle Puglie” di giovedì 08/08/1895, p. 3
Corriere delle Puglie” di mercoledì 14/08/1895, p. 2
Corriere delle Puglie” di domenica 18/08/1895, p. 3
Corriere delle Puglie” di mercoledì 21/08/1895, p. 3
Corriere delle Puglie” di sabato 11/01/1896, p. 2
Corriere delle Puglie” di sabato 09/05/1896, p. 2-3
Atti Parlamentari 5125, Camera dei Deputati, di mercoledì 03/06/1896, p. 5
Il Brigante Chitaridd, Sassiweb.it, 26/09/2007
Atroce assassinio, Il Risveglio Educativo, Tip. Bernardoni, 1894, p. 308

Citazioni

L’assassinio di Geremia Petrera e Pasquale Intrito, Franco Porfido, Il Colle, febbraio-marzo 2020, p. 10

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