I ragazzi uccisi dai nazisti

Nel mese di settembre del 1943, con la Seconda Guerra Mondiale in pieno svolgimento, Santeramo non era libera dall’oppressione nazifascista, con la presenza di soldati tedeschi in paese, che avevano posto la loro base presso il Palazzo Di Santo, l’attuale sede della Banca di Credito Cooperativo. Non ci furono da noi battaglie o asserragliamenti in trincea, ma ci furono vittime innocenti.

Erano tempi difficili, in cui procurarsi il cibo e provvedere al proprio sostentamento non era cosa scontata. Fu una calda estate e la frutta settembrina era matura e abbondante. Ma chi voleva recarsi in campagna non poteva certo farlo dalle strade principali, ma doveva percorrere di nascosto i campi agricoli proprio per non esser visto dalla sorveglianza tedesca. Santeramo era una base di passaggio per le truppe in ritirata dallo costa ionica per via della sua posizione collinare.

Noi che... eravamo così..., Vito Leonardo Tritto, p.203
Due eroi santermani

… due ragazzi giovanissimi mitragliati dai tedeschi su Via Laterza. La loro colpa fu solo di voler raggiungere la famiglia. Di questi forse non se ne è mai parlato, c’era una lapide su Via Laterza, ma nessuno se ne ricorda. Mi dice Filippo Girardi, impiegato comunale in pensione, che uno dei due martiri, era suo coetaneo e compagno di scuola, ed il cui soprannome era “skazzuttele” e che la loro colpa fu quella di non fermarsi all’alt di una pattuglia tedesca che proprio quel giorno era arrivata a Santeramo e che aveva sostituito una pattuglia che conosceva bene i due ragazzi. Fu destino? O paura? O giovanile incoscienza?

tratto e adattato da Noi che… eravamo così…, Vito Leonardo Tritto, p.203

 

Dalle ore 16 pomeridiane alle ore 9 del mattino vigeva il coprifuoco ed era sempre vietato l’ingresso o l’uscita dal paese. Umberto Perniola era un ragazzino di 13 anni e Michele Tangorra ne aveva 18, entrambi minorenni dato che allora la maggiore età si acquisiva a 21 anni. La fame si faceva sentire, in paese non circolava cibo, e questi due ragazzi lasciarono i rispettivi casolari in contrada Petrilli per portare in paese un cesto di fichi, la frutta stagionale molto nutriente che la Murgia offre dalle innumerevoli piante disseminate nei campi e lungo i muretti a secco. Da giovedì 16 settembre, per due giorni di seguito riuscirono nel loro compito. Parte della frutta appena raccolta fu offerta alle sentinelle in cambio del lasciapassare.

Erano circa le ore 8 di sabato 18 settembre, terzo giorno. Rientrarono in paese percorrendo a piedi il rettilineo in salita di Via Laterza, probabilmente come erano abituati a fare negli anni precedenti in tempo di pace. Ma lì erano appostati alcuni soldati tedeschi, e alla vista dei ragazzi in lontananza aprirono il fuoco. Michele Tangorra venne colpito al petto cadendo esanime al centro della strada. Umberto Perniola fu ferito ad un braccio e tentò di ripararsi dietro il muretto a secco che fiancheggiava la salita ma venne raggiunto e finito a colpi di pistola. I ragazzini vennero freddati senza aver fatto nulla di male, vittime innocenti del “fuoco delle mitragliatrici naziste“.

Inizialmente i loro corpi vennero “buttati” nella cunetta tenendo a distanza i genitori che esigevano almeno di poterli abbracciare un’ultima volta. Nel momento in cui i corpi vennero portati al cimitero era presente il comandante tedesco. Una delle madri per la rabbia e disperazione mise le mani al collo del comandante, con veemenza, attribuendogli la responsabilità di aver ucciso degli innocenti che non avevano nulla a che vedere con la guerra in corso. Gli altri soldati la bloccarono. Ci fu anche chi temeva un atto di ritorsione da parte del comandante tedesco per il gesto della madre, ma per fortuna non ci fu nulla di simile e il comandante non aggiunse alla tragedia altro dramma comprendendo il grave errore dei propri sottoposti.

Nelle vicinanze del “chiancone di Sant’Erasmo“, sul luogo in cui i ragazzi persero la vita, esiste ancora oggi una piccola epigrafe di marmo, quasi illeggibile, posta dai familiari dopo al guerra.

Michele e Umberto furono le prime vittime della ferocia ingiustificata dei nazisti a Santeramo, a pochi giorni dall’abbandono di Santeramo da parte dei soldati nazisti. Nel 1988 Gianni Plantamura, tramite La Gazzetta del Mezzogiorno, propose di intitolare una strada alle giovani vittime dei nazisti. A 60 anni di distanza, in occasione della cinquantottesima giornata della Liberazione dal nazifascismo del 25 aprile 2003, quando l’assessore alla cultura era Carlo Cardinale, l’amministrazione comunale pose una targa a loro ricordo su una parete esterna del cimitero.

Targa affissa all'esterno del Cimitero di Santeramo in COlle
Targa affissa all’esterno del Cimitero di Santeramo in Colle

A perenne ricordo di
Umberto Perniola di anni 13
e Michele Tangorra di anni 18
barbaramente uccisi
dal fuoco vigliacco
delle mitragliatrici naziste
il 18 settembre 1943.
La città di Santeramo in Colle,
grata per il loro sacrificio,
li ricorda ai posteri e ne venera,
commossa, la memoria.

Santeramo in Colle, 25 aprile 2003

Sono diverse le persone che hanno tramandato negli anni a voce il racconto di quella triste vicenza, racconto che mi è giunto da mio zio Enrico che ringrazio, e che diversi membri di Sei di Santeramo se… hanno sentito dai loro parenti più anziani.

Fonti consultate

Liberazione, Santeramo omaggia giovani vittime dei nazisti, Onofrio Bruno, Lastra in ricordo di Umberto Perniola e Michele Tangorra, Pietre della Memoria, 17/10/2015

Una risposta a “I ragazzi uccisi dai nazisti”

  1. Complimenti per il lavoro di recupero e divulgazione della memoria cittadina.
    La storia dei due ragazzi mi aveva molto colpito quando, da assessore alal cultura, cercavo di rimettere a posto l’archivio storico da anni abbandonato.
    Ho conosciuto un fratello di Umberto Perniola, ancora adesso profondamente commosso per quanto accaduto a Umberto.
    Ho solo un rammarico: non essere riuscito a convincere i proprietari del terreno in via Laterza dove sono stati trucidati i due ragazzi ad autorizzarci a mettere lì la targa commemorativa.
    Sul luogo esiste ancora una piccola epigrafe di marmo posta, dopo al guerra, dai familiari.
    Oggi sono orgoglioso di aver posto la targa sul muro di cinta esterno del cimitero affinché tutti possano leggerla e perché sia di monito per il futuro.
    Carlo Cardinale

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