Giovanni Laricchia, da scalpellino a poeta

Era le due di notte del 2 giugno 1866, quando in Via Ristaccio stava nascendo un bambino, a poche ore dall’inizio dei festeggiamenti di Sant’Erasmo. Chiara Di Filippo mise alla luce un maschio, a cui si diede il nome di Giovanni Laricchia, figlio di Giuseppe Laricchia, un negoziante alla minuta originario di Capurso. Pare che la sua famiglia viveva in una condizione disagiata, raccattando cenci.

Atto di Nascita di Giovanni Laricchia
Atto di Nascita di Giovanni Laricchia

Sin da ragazzo si sente attratto dalle rappresentazioni artistiche. Da quando aveva quindici anni mostrò la sua abilità nella scultura della pietra della Murgia. Trascorse parte dell’età adolescenziale facendo il ragazzo di bottega presso un marmorario, con una propensione verso il disegno. Da essere un apprendista scalpellino diventò in poco tempo maestro di scultura.
Ancora giovane si trasferì a Bari dove continuò la sua attività di artigiano in una apprezzata bottega di scultura, e divenne in breve uno degli scultori più richiesti per opere pubbliche e private.
I suoi primi impegni si ritrovano nel Cimitero Monumentale di Bari (“per bontà di un signore amico, costruii una tomba da solo”), tra cui la famosa Cappella dei Buonvino, intrisa di variegata poesia decorativa fatta di animali mitologici e naturali, colonne, capitelli, bassorilievi, magistralmente armonizzati, per farne una grande e stupenda “opera d’arte”.
Partecipò alla realizzazione di numerose statue nel foyer del Teatro Petruzzelli, contribuendo anche ai lavori del vicino Palazzo dell’Acquedotto Pugliese e ai restauri degli affreschi in Santa Scolastica.
A Santeramo lavorò assieme al fratello Vincenzo Laricchia, e con l’altro fratello Francesco Laricchia realizzò opere anche per Putignano, Alberobello, Castellana Grotte. A Santeramo qualcuno gli attribuisce la realizzazione in Via Ladislao di un portale di fine 1800 ornato in stile barocco per il negozio dello speziale Angelo Pace, ma in realtà non si tratta di una sua opera.
Ricevette commissioni anche dall’estero, Austria e Montenegro: nel museo di Spalato son esposti molti suoi manufatti.

In questo periodo e per quasi quindici anni alternò il lavoro all’attività politica. Divenne col gravinese Canio Musacchio (1866-1909), uno dei personaggi della politica del partito socialista e del sindacalismo a Gravina, Santeramo, in Terra di Bari.
Abbandonò infine l’impegno politico poiché rappresentava un ostacolo alla sua professione.

Era molto portato per la musica e la poesia in vernacolo. La sua produzione poetica è in dialetto barese. Raggiunse lusinghieri successi dal 1923 pubblicando diversi opuscoli in dialetto barese, ottenendo anche dei riconoscimenti.

Fior di memoria, Giovanni Laricchia, Casini, Bari, 1923

Fior di memoria” è un volumetto di 22 pagine non numerate stampato nel 1923 e contenente interessanti poesie dialettali dedicate alla nipote morta prematuramente. Ringrazio il signor Marco Villasmunta di AnticoUsato.com per la segnalazione.

Sciocchezze poetiche in dialetto barese, Giovanni Laricchia
Sciocchezze poetiche in dialetto barese, Giovanni Laricchia, Ditta Ved. Trizio, Bari, 1930

Le sue composizioni in versi trattano temi di vita sociale, argomenti di vita familiare, temi politici. I componimenti in vernacolo. I più conosciuti sono “U Natèle”, “Bare mi”, “U compleanne de Iannina me!”, “I paisene mi” (filastrocca sui soprannomi di santermani), “La storie de Giuanne, ji”.
Nel 1925 venne pubblicata una sua poesia su Il Nuovo Corriere.

Il Nuovo Corriere, 24/05/1925
Il Nuovo Corriere, 24/05/1925

La Vìdua Vìdue

A BBare pe vvote, a la Sand’Asscenziòne
Trè vvolde a bersàglie se spare u cannòne;
Se mann’a Venèzzie nu grate salùte
P’acquànne nge vènn’a pertànge u u-aiùte,
Pe ddange na pìise a le tùrchie malvàgge
Ca sop’a sta tèrre facèrne stràgge.

Da sèggue e ssèggue vive sta fèste,
P’u core fedèle du pòbbue nèste.
N’usànze a sta date pò s’àve creiàte,
E iè ca le fèmmene pìgghien’èstàte;
Se vète nu sfarze de vèste e velètte,
Fìùre, mbrellìne, vendàgghie e borzètte,
E rricche chengìirte, a stu sfogge de gale.

Stu sfrusce ca sfile, cu ccalde ca squàgghie,
Va sop’o fertìne meràgghie meràgghie;
Le vìdue a la pèsche pu u-àlde marìte,
Uaggnèdde facènne cenìse cu zìte,
Zetòdde mbrescìzze c’avònne spesàte,
Tand’àlde cu sègne ca stonn’affedàte;
Cèrt’ècchie lambànde passiòne aschennùte,
Sfacìdden’u stràzzie cu sègne a la mute…
Veccòdde anziòse de ièsse sequàte
Chembòrm’a nu mmèle, le vase nfecuàte…

Nglòrie a Gesù, da tutte sti core,
Se cande la fède, la vite e l’amòre!…
Mò spare u cannòne cchiù fforte e mbonènde,
Ca nzìime a Venèzzie, che Trièste e cche Trènde,
Stà pure u salùte pe FFiùme salvàte,
Nom bborte ca zoppe l’avìme strappàte.

Giovanni Laricchia
Il Nuovo Corriere, Bari, 24/05/1925

Molto tempo prima della sua morte, in un suo componimento poetico dialettale autobiografico aveva scritto quasi a ringraziamento anticipato:

…Ma je, nan me so scurdete de Santerme a do sonn nete…
ji ve tegne inde o core stritte stritte, tutte quante

Morì a Santeramo il 9 febbraio 1941.

Famiglia Laricchia - Di Filippo
Famiglia Laricchia – Di Filippo

Sul prospetto dell’abitazione in cui nacque in Via Angelo Terlizzi n 9 (già Via Ristaccio) in occasione degli 88 anni dalla sua nascita è stata posta una targa commemorativa:

A GIOVANNI LARICCHIA che dalla povertà dei natali avuti in quest’umile casa, per l’umanistico gusto innato del sentir l’arte e la poesia nelle sculte sue opere a cesello in eterna giovinezza trasfuse, rivelò la vera ricchezza della sua grand’anima chiara di poeta filosofo artista.
I concittadini.
2 giugno 1866, Santeramo, 9 febbraio 1941

Giovanni Laricchia
Giovanni Laricchia

Al suo lavoro da scultore è dedicata una tesi di laurea in Storia dell’Arte Contemporanea della dott.ssa Elena Rampino intitolata La vita e l’opera scultorea di Giovanni Laricchia” (Università degli Studi di Bari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a 2005/2006, relatrice prof.ssa Christine Farese Sperken).
Ancora Christine Farese Sperken ha curato il volume dal titolo “La scultura monumentale in Puglia nell’Ottocento e Novecento” (Mario Adda Editore, Bari, 2008) in cui viene riservato ampio spazio alla trattazione di opere monumentali di Giovanni Laricchia.

Opere

Fior di memoria, Giovanni Laricchia, Casini, Bari, 1923
U munne neve, Giovanni Laricchia, Bari, 1923
Sciocchezze Poetiche in dialetto barese, Giovanni Laricchia, Ditta Ved. Trizio, Bari, 1930
Canzonette in dialetto barese musicate da diversi autori, Giovanni Laricchia, Istituto Grafico Musicale Raffaello Leo, Bari, 1931
Scherzi di rime in dialetto barese, Giovanni Laricchia, Canfora & C.,Bari, 1937

Fonti consultate

Giovanni Laricchia, Raffaele bongallino, Murgiantica, Santeramo in Colle, 21/05/2013
Giovanni Laricchia, Artista della pietra e delle parole, VisitPuglia.travel
Giovanni Laricchia, Ass. Santeramo Antica, Santeramo.biz

Si parla di storia locale nella prima rubrica ‘’made in Santeramo’’, Giovanni Zeverino, SanteramoLive.it, 22/12/2008
Vidua Vidue, Gigi De Santis, Don Dialetto, 12/04/2011

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