Via Jacoviello, ma chi era Jacoviello?

Lunedì 20 luglio 2015 Santeramo era previsto un nuovo cambiamento, una svolta nel vero senso della parola che ha scatenato polemiche e malumori, essendo un netto cambio di direzione. Una strada, un segmento dell’anello immaginario su cui i santermani girano in auto in un ciclo infinito da Piazza Di Vagno, Corso Italia, Via Altamura, Corso Tripoli e Via Jacoviello e così via. Ed è proprio quest’ultimo tratto che ieri, avrebbe invertito il suo senso di marcia. La strada è sempre quella, sarebbe cambiato il verso, cosa che a quanto pare manda nel più completo panico chi non vuol proprio adattarsi e cercare delle opportunità nel cambiamento. La svolta è avvenuta qualche settimana dopo, ma non sono mancate ulteriori polemiche giunte fine al vaglio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Via Jacoviello, come l’Ospedale Jacoviello, devono il loro nome ad un sacerdote santermano vissuto a cavallo del settecento e ottocento. Partiamo dai suoi genitori.

Famiglia Jacoviello – Di Mauro

Nicola Jacoviello era Dottore Giurista, mentre la madre Eleonora Di Mauro era anche lei discendente da una ricca famiglia, originaria di Montepeloso, l’attuale Irsina, in Basilicata. Avevano quattro figli, di cui il primo maschio si sposò, mentre agli altri fu impartita una educazione religiosa. Francesco Paolo Jacoviello nacque a Santeramo il 15 maggio 1763, seguendo studi religiosi fino a divenire sacerdote. Le due sorelle divennero suore. Una era Maria Carolina Jacoviello, religiosa chiarista, scomparsa a 59 anni il 15/03/1820.
Il reverendo Francesco Paolo Jacoviello, alla morte dell’unico fratello sposato e senza prole, e delle due sorelle suore, ereditò tutta l’immensa proprietà dedicandola interamente alla vasta opera di beneficenza e assistenza ai poveri e ai bisognosi. Avviò un monte dei poveri, ubicato presso la sua abitazione in Via Piazzolla, dove venivano svolte anche piccole attività ospedaliere.

Il nome di Don Francesco Jacoviello appare tra i nomi di coloro che parteciparono in una società segreta della carboneria a Bitetto: 

La provincia di Bari nel 1848-49, p. 175-176

In Bitetto il magistrato ebbe notizia dell’esistenza di una società segreta nell’agosto 1848, quando istruiva un processo a carico del noto liberale don Sante Silecchia. […] Chiamati i primi testi a deporre, tutti affermarono varie circostanze relative all’esistenza di una setta; fu cosi che la Polizia riusci ad assodare come gl’iscritti fossero più di una quarantina, fra i quali oltre il Silecchia, don Domenico Fazio fu Giuseppe, don Giacomo Miolla, il barone don Francesco De Ruggiero, don Giuseppe e don Domenico Porzia, don Gesualdo, don Ambrogio e don Francesco Jacoviello, don Michelangelo, don Cristino e don Corridore Sciarra, il canonico don Berardino Troccoli, don Giacomo e don Domenico Castoro, don Vitantonio Colella, don Francesco Squicciarini, don Domenico Trolla, don Vincenzo Silecchia di Giacomo, don Domenico e don Angelo Sante Antonucci.
Le riunioni aveano luogo in casa del sacerdote Silecchia, sul palazzo baronale, nel trappeto di don Domenico Antonucci, ed in luoghi lontani dall’abitato, come nella cappella della Benedetta e nella torre del fu don Ferdinando Frisini.
Capo della setta era il sacerdote Silecchia, e vi furono due testimoni. Pasquale La Neve e suo figlio Rocco, i quali dichiararono essere stati incaricati dai fratelli Sciarra e da don Domenico Porzia di costruire quaranta pugnali tutti di un identico tipo, da servire nelle sedute carboniche, ed alcuni calzolai deposero alla lor volta di aver fornito i rispettivi foderi di cuoio.
Il processo però elevato contro il Silecchia e gli altri liberali di Bitetto non ebbe seguito, non essendo stati sufìicienti gl’indizi raccolti a farli condannare.

tratto e adattato da La provincia di Bari nel 1848-49: narrazione storica dai documenti inediti dell’Archivio di stato, p. 175-176

Atto di morte di Francesco Paolo Jacoviello
Atto di morte di Francesco Paolo Jacoviello

Morì il 26 luglio 1837 lasciando un testamento, in cui indicava che i suoi beni fossero utilizzati per la realizzazione di un vero ospedale, per il quale incaricò ufficialmente le Suore Figlie della Carità affinché seguissero da vicino la realizzazione di questo progetto. Intanto l’attività di monte dei poveri continuò ad andare avanti.

A Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie, il 16 agosto 1839 venne emanato un decreto “perchè il clero ricettizio di Santeramo possa accettare il legato fattogli da D. Francesco Jacoviello con testamento pubblico de’ 25 di luglio 1837 per lo notajo Raffaele Colonna“.

La costruzione dell’Ospedale Monte Jacoviello iniziò molti anni dopo, nel 1870, con lavori che durarono circa 3 anni.

Nell’inventario del Comune di Santeramo nel 1875 è presente un “Verbale di consegna delle seguenti strade: extramurale per Altamura, strada Iacoviello, extramurale per Cassano e strada di Cassano“. Infatti solo allora gli venne intitolata la strada che porta verso Via Gioia. Anche l’attuale Via Francesco Netti per un certo periodo portava anche il nome di Via Jacoviello, come pure Piazza Di Vagno era inizialmente chiamata Piazza Jacoviello.

Nel 1937, in occasione del centenario della sua morte, vi fu una celebrazione in cui partecipò anche l’Arcivescovo di Bari e Canosa, Marcello Mimmi.

 

La Gazzetta del Mezzogiorno del 06/10/1937, p. 5

Centenario di un Benefattore e Settimana del Vangelo a Santeramo

SANTERAMO. 5.
(A. M.) – Cento anni fa moriva in Santeramo Don Francesco Paolo Jacoviello, figura esemplare e impareggiabile di sacerdote e benefattore. Tutta la sua cospicua sostanza, che frutta oggi oltre 50 mila lire di rendita, venne per sua espressa volontà devoluta per sollevare i poveri di Santeramo, i quali se ne beneficiano. L’imponente mole del nostro Ospedale Civile che porta il suo nome, che ospita il medico, la suora ed il sacerdote per il conforto e l’aiuto del povero, è il dispensario della Carità intesa nella sua multiforme espressione di attività.
Alla presenza del Clero, delle autorità civili e politiche, nella Chiesa Matrice è stata celebrata la Messa Solenne. La commemorazione è stata tenuta da Padre Bracchi, Missionario di San Vincenzo, il quale ha presentato la figura del grande benefattore cinta da una aureola di umile, sentita, grande e santa Carità cristiana.
Nelle ore pomeridiane, verso le 16, è giunto da Bari S. E. l’Arcivescovo Mimmi, il quale è stato ricevuto all’Ospedale Jacoviello dal Clero con a capo l’Arciprete dott. P. Morgese, dalle autorità cittadine, dal Presidente il Pio Istituto e salutato dalla folla radunata nell’antistante Villa Margherita [Piazza Di Vagno, NdR].
Nel cortile dell’Ospedale, sempre alla presenza delle autorità e delle varie Associazioni cattoliche, l’Arciprete di Santeramo, dopo aver rivolto il saluto all’illustre Prelato, ha presentato il notar Don Paolo Birardi, presidente dell’Istituto, in qualità di oratore ufficiale il quale ha parlato del canonico Don Francesco Paolo Jacoviello illustrandone la vita, la diuturna carità, la volontà di bene e la morte, in una bella esposizione che seppe suscitare il plauso dell’illustre ospite e dei presenti. Illustrò ancora l’opera di assistenza che l’istituto giornalmente diffonde ed elencò altri benefattori che avevano voluto arricchire il Pio Asilo di maggiori comodità a beneficio sempre dei poveri di Santeramo.
S. E. l’Arcivescovo ha parlato per ultimo compiacendosi e presentando il benefattore nella veste di vero e proprio apostolo della carità. Le belle parole vennero applaudite. Indi S. E. l’Arcivescovo benedì 60 pacchi di viveri per altrettanti poveri presenti. La distribuzione venne eseguita dalle autorità. […]

tratto e adattato da La Gazzetta del Mezzogiorno del 06/10/1937, p. 5

Negli anni ’60 del ventesimo secolo all’edificio esistente venne aggiunto un ulteriore piano, realizzato da una impresa edile di Santeramo, i Baldassarre detti Tésche, con la partecipazione dell’ingegner Martino e dell’ingegner Gaetano Volpe (su questi ultimi due nomi ci sono fonti discordanti). A fine lavori venne posta una statua ritraente la Madonna e la scritta “Ave Maria”. Negli anni ’70 fu fatta l’ala nuova dell’ospedale, con firma dell’ingegner Martino.

All’interno dell’ospedale, a metà scalinata che dal piano terra porta al primo piano si può ammirare un busto marmoreo a ricordo del benefattore, con la seguente frase:

Al sacerdote Fran.co Paolo Jacoviello, fondatore di questo pio luogo, nato nel 15 mag. 1763, morto nel 26 luglio 1837. La Patria riconoscente.

Busto marmoreo di Francesco Paolo Jacoviello, Ospedale Monte Jacoviello
Busto marmoreo di Francesco Paolo Jacoviello, Ospedale Monte Jacoviello

Fonti consultate

Sei di Santeramo se…, Gruppo Facebook
Collezione delle leggi e decreti emanati nelle provincie continentali dell’Italia meridionale, Regno delle Due Sicilie, Stamperia Reale, 1839, p. 49
La provincia di Bari nel 1848-49: narrazione storica dai documenti inediti dell’Archivio di stato, p. 175-176
ILSANTERMANO, Gruppo Facebook, consultato il 12/08/2019

Verified by MonsterInsights