L’arrivo del primo treno

TreTren “Un grande applauso si sollevò dalla folla quando la locomotiva, sbuffando e lacerando l’aria afosa col suo fischio prolungato, sbucò dalla curva che immette sul rettilineo della stazione”.

Era proprio un caldo giorno estivo, quello del 31 luglio del 1892. Da tempo andavano avanti i lavori per portare la strada ferrata alla periferia di Santeramo e finalmente era giunto il momento dell’inaugurazione di quel tratto ferroviario, una delle più antiche d’Italia, che avrebbe reso più vicine le città lungo la tratta Gioia – Rocchetta – Melfi, il cuore dell’entroterra murgiano. La linea è lunga circa 140 km, con stazioni presenti a Rocchetta Sant’Antonio-Lacedonia, San Nicola di Melfi, Venosa-Maschito, Palazzo San Gervasio-Montemilone, Poggiorsini, Gravina in Puglia, Altamura, Casal Sabini, Santeramo in Colle e Gioia del Colle.
Negli ultimi decenni la tratta è stata sempre meno utilizzata, essendo a binario unico e nemmeno elettrificata, tanto da far considerare alle FFSS la possibilità di una chiusura totale, come fatto per altri percorsi. La Stazione di Santeramo non ha più la figura del capostazione da diversi anni, e l’edificio della stazione è stato ristrutturato per ospitare un’associazione.
La ferrovia venne realizzata grazie alla spinta di Carlo De Cesare, un economista originario di Spinazzola, dove si svolse il banchetto inaugurale. Un giornalista del Corriere delle Puglie viaggiò su quel treno e descrisse il viaggio di andata e ritorno, tra la popolazione in festa e l’arrivo del caldo pomeridiano, fornendo un quadro di paesaggi che si contaminarono del nuovo mezzo meccanico.

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Inaugurazione della Ferrovia
Gioia – Rocchetta – Melfi

L’andata
Alle cinque e venti di iermattina siamo partiti col cosidetto treno inaugurale: un treno come tutti gli altri senza una bandiera nè un festone, come usa in casi simili: un treno composto di diciassette carrozze, delle quali una pullmann per i pezzi grossi e le altre di prima, di seconda e perfino di terza classe per gli invitati.
Siamo partiti da Bari: (…). La piccola falda di neve staccatasi dal vertice doveva venir valanga.
Fino a Gioia il viaggio è stato semplicemente delizioso. Un frescolino da paradiso terrestre ci accarezzava il volto, e sui vigneti immensi e sui boschi di mandorli e d’ulivi passavano folate di brezza profumata. Il sole non si rammentava ancora di essere nel decimo giorno del suo regno leonino.
A Gioia ha inizio la nuova linea (…)
Saliamo verso le regioni più alte della nostra provincia: a destra ondeggia la catena delle ultime Murge; la coltura cambia: si vede qualche avanzo di boscaglia e là; sterminati orizzonti di pascolo si allargano a perdita di vista. Ecco le mura di Santeramo.
Il cav. Luigi Netti, Sindaco del luogo ci trascina, è la parola, verso il secondo buffet della giornata, dove ci sorprende, gradevolmente la presenza dell’eterno femminile.
La palla di neve ingrossa: siamo duecento. Il pellegrinaggio comincia a divenir meritorio, poichè il triplice martirio del sole, del fumo e della mancanza di spazio ci rende già degni della grazia.
La piccola fermata di Casale (Casal Sabini, NdR), in mezzo alla prateria lievemente ondulata, non presenta quasi nulla d’interessante.
Gruppi di contadini guardano da lontano attoniti il mostro che si slancia per la prima volta nel loro territorio: i grandi cani di mandra abbaiano furiosamente e branchi di muletti liberi e di pecore in pastura si slanciano di corsa, spaventati. Il paesaggio diventa grandioso nella sua semplicità di linea, nella sua quasi nudità di vegetazione (…)
Un’ultima fermata a Poggio Orsini, due o tre passaggi di gallerie, il valico di un bel viadotto alto venti metri e Spinazzola appare.
L’altro treno inaugurale si è mosso da Foggia alle sei e venti è già in stazione. (…)

Il banchetto
La sala è ampia e messa, con semplicità e con gusto. Ci si sta abbastanza bene grazie alle ampie e numerose finestre che si aprono sulla stazione. Dopo una buona mezz’ora i centocinquanta invitati al pranzo sono a posto (…)
Il pranzo servito dal restorante Gambrinus di Napoli è semplicemente squisito. Il servizio è fatto in modo inappuntabile (…)
Il cav. Netti ha il gentile pensiero di distribuire agl’intervenuti in disegno cromolitografico commemorativo, nel quale è rappresentato da una parte il panorama di Santeramo e dall’altra leggonsi belle e nobili parole all’indirizzo dei promotori delle ferrovie.

Litografia eseguita in occasione dell'inaugurazione della ferrovia
Litografia eseguita in occasione dell’inaugurazione della ferrovia

Il ritorno
Sono le tre: il treno fischia e bisogna partire. Dopo qualche istante d’inevitabile confusione siamo a posto. Strani evviva e varie onomatopee si incrociano nell’aria: nei caldi cerebri meridionali gli effluvi bacchici fanno il loro effetto.
Si parte. Il calore è torrido: abbiamo le fauci disseccate e la testa in fiamme: ciascuno di noi darebbe il suo regno per un bicchier d’acqua (…)
A Santeramo, sosta di un terzo d’ora. Ormai siamo abituati alle cortesie  del cav. Netti e non ci maravigliamo di ritrovare accoglienze ancora più liete di quelle del mattino (…)

La linea conta 136 cantoniere, munite ognuna di pozzo ed ogni due di forno.
Le gallerie sono otto e misurano complessivamente 2475 metri.
Le opere d’arte sono 394.

tratto e adattato dal Corriere delle Puglie del 01/08/1892, p. 2-3

Fonti consultate

Corriere delle Puglie del 24/11/1898, p. 3
Niente più treni a Santeramo, SanteramoLive.it, 16/11/2011

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