Famiglia Carafa di Stadera, Marchesi di Santeramo

Sono due le principali famiglie nobili sotto le quali è stato dominato il feudo di Santeramo nel corso dei secoli. Nel 1468 i Tolomei cedettero il feudo alla famiglia Carafa, che lo resse fino al 1618. A seguito della morte di Porzia Carafa, il feudo passò nelle mani dei Caracciolo fino al 1806, anno in cui fu emanata la legge che abolì definitivamente la feudalità.

Carafa

La famiglia dei Carafa aveva origini napoletane. Fin dal tempo di re Carlo d’Angiò la famiglia fu divisa in due rami: i Carafa della Spina furono i principi di Ravenna, duchi di Forlì e conti di Traetto; i Carafa di Stadera invece furono principi di Puglia. Oltre che marchesi di Santeramo furono anche i patrizi di Bari, baroni di Cassano, Minervino, Mola, Rutigliano, San Demetrio e Valenzano, conti di Noicattaro, Ruvo e Triggiano, marchesi di Bitetto e Corato e duchi di Andria e del Castel del Monte.

Vediamo ora con ordine cosa è accaduto.

Fabrizio Carafa era l’ultimogenito del conte di Ruvo, Francesco Carafa. Nel 1465 sposò Aurelia Tolomei, figlia di Salvatore Tolomei e di Maria del Balzo. Inizialmente a Fabrizio non fu del tutto versata la dote pattuita, così Salvatore Tolomei, fratello di Aurelia onorò il debito insoluto cedendo il feudo di Santeramo che passò ai Carafa nel 1468. Dunque Aurelia Tolomeì arrivò a portare in dote per il matrimonio 7000 ducati ed i feudi di Valenzano e di Santeramo. Fabrizio fu amico di Ferdinando I, che lo nominò suo Coppiere e Capitano e quindi Castellano di Catanzaro e poi di S. Germano. Aurelia Tolomei, era una donna virtuosa e illustre, succedette alla morte del marito (31 luglio 1513), accrescendo la fortuna dei suoi quattro figli, Antonio, Vincenzo, Giacomo e Feliciana.

Giacomo Carafa, figlio terzogenito di Fabrizio, nel 1479 ereditò i domini del padre dopo la morte della madre. Restò Signore di Santeramo, Valenzano e altri in Terra di Bari, mentre da parte del padre gli pervenne la Terra di Mariglianella, in Terra di Lavoro nell’attuale provincia di Napoli. Vedendo i nipoti, figli di suo fratello, non volle mai sposarsi, preferendo rimanere svincolato da moglie e vivendo sui generis dilettandosi con la musica, non solo cantando ma anche componendo villanelle, canzoni profane di tema rustico, comico o satirico. Rimase celibe ma ebbe comunque un figlio naturale da Tea Guerrasio. Si chiamò Fabrizio, come il nonno, e venne riconosciuto dal padre. Giacomo morì a settant’anni nel 1542. Essendo stato molto devoto alla Chiesa dei Padri di San Severino dispose che fosse seppellito nella chiesa vecchia, in una sepoltura che aveva fatto edificare dieci anni prima per se e i suoi discendenti. Lasciò Mariglianella in eredità al figlio Fabrizio.

Giovan Tommaso Carafa era nipote di Giacomo, secondogenito di Antonio Carafa e di Crisostama d’Aquino. Aveva sposato prima Teresa di Guevara, figlia di Giovanni de Guevara, Conte di Potenza, e poi Isabella Caracciolo il giorno 8 marzo 1550. Per consentire queste seconde nozze vennero emesse due bolle papali. La prima il 30 dicembre 1549 era una dispensa matrimoniale di cui si conservano la teca metallica ovale, custodita in un sacchetto di velluto verde, e il cordoncino di canapa. La seconda il 31 dicembre 1549 era una dispensa di terzo grado di cui si conservano un piccolo frammento del sigillo in cera rossa, in una teca metallica ovale, custodita in un sacchetto di velluto verde, e il cordoncino di canapa. Nel 1546 ebbe in eredità dallo zio Giacomo i feudi di Santeramo e Valenzano. Il 15 luglio 1568 il titolo di 1° Marchese di Santeramo. Comprò anche Pascarola, casale di Aversa, per 12000 ducati. Beneficiò pochissimo tempo dei suoi possedimenti in quanto morì molto giovane avendo regnato 21 anni.

Ottavio Carafa era il primogenito di Giovan Tommaso ed Isabella Caracciolo. Nel 1556 succedette ancora minorenne al padre e dal 13 luglio 1569 potè fregiarsi del titolo di 2° Marchese di Santeramo. Alla morte del padre fu costretto a vendere per 34’550 ducati al ricco mercante bergamasco Aurelio Furietti il feudo di Valenzano per pagare i debiti da lui lasciati, ma ne aveva ancora per 113’000 ducati.

Ottavio in particolare ha lasciato un segno importante. Nel 1576 fece costruire il castello, oggi Palazzo Marchesale in piazza Garibaldi, come dimostra l’iscrizione in latino presente in una fascia orizzontale lungo la parte centrale della facciata dell’edificio e chiusa da due apici rappresentati a forma di tralci d’uva. Il Castello, addossato alle vecchie mura, era munito di fossato di protezione. La costruzione del castello richiamò altra gente e fu necessario costruire altre case ed altre chiese: adiacente alla casa Marchesale fu costruita la casa dei De Luca in via Sant’Antonio, la chiesa del Purgatorio, e altre. Queste aggiungendosi alle case che verso sud costituirono il nuovo Borgo, dettero alla contrada il nome di “Casalinovo” e successivamente ‘’Casalnovo‘’. Vi fu così un nuovo slancio allo sviluppo urbanistico del centro abitato, che si estese anche verso il Borgo della Lama (alle spalle dell’odierna Chiesa di S. Erasmo). Quest’ultima venne ingrandita a partire dagli inizi del ‘700 per diventare la Chiesa Madre. L’urbanizzazione continuò a svilupparsi a macchia d’ olio anche verso sud-est, attorno alla chiesa di Santa Maria della Lama, dove si estese notevolmente il paese, ma ancora più verso sud la zona si arricchì di abitazioni, perché parte dei suoli vennero donati da Ottavio Carafa alle ragazze povere.

Ottavio Carafa si sposò due volte, prima con Eleonora Caracciolo, deceduta nel 1574, poi con Camilla Carafa che divenne sua moglie il 23 ottobre 1581. Per queste seconde nozze si rese necessaria una bolla di Papa Gregorio XIII per la dispensa matrimoniale, emessa il 15 luglio 1581, passata poi per il palazzo arcivescovile di Napoli il 13 settembre 1581. Non ebbe figli, anche se ci sono fonti discordanti. Alla sua morte avvenuta nel 1583 e senza eredi, il feudo passo per breve tempo alla figlia postuma Isabella Carafa, ma quando questa morì poco dopo la nascita Santeramo passò per testamento nelle mani di Porzia Carafa, già sposata con Giambattista Caracciolo. Così il feudo prima appartenuto ai Tolomei, passò ai conti Carafa, divenuti poi marchesi e dal 1618 ai Caracciolo.

Famiglia Carafa della Stadera
Famiglia Carafa di Stadera

Riassumendo i feudatari della “Terra di S. Erasmo” della famiglia Carafa sono stati:

dal 1479 – Giacomo Carafa
dal 1546 – Giovan Tommaso Carafa, 1° Marchese di Santeramo
dal 1556 – Ottavio Carafa2° Marchese di Santeramo
dal 1583 – Isabella Carafa
dal 1585 – Porzia Carafa

Fonti consultate

Historia genealogica della famiglia CarafaBiagio Aldimari, A. Bulison, 1691
Archivio Caracciolo-Carafa di Santeramo, Fondo Santeramo, Inventario
Il Portale del Sud: Santeramo in Colle, Vito Zullo
Terra Sancti Erasmi, Vito Tangorra, Santeramo Antica, 2008, p. 27
Libro d’Oro della Nobiltà Mediterranea: Carafa della Stadera

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